Act Of Valor (2012)
“Le armi e le tattiche mostrate in questo film sono reali”.
Ricordatevi questa affermazione di cui il trailer di questo film ci ha ben trapanato in testa per comprendere il tono della mia recensione.
Ricordatevi questa affermazione di cui il trailer di questo film ci ha ben trapanato in testa per comprendere il tono della mia recensione.
Act of Valor è un film che se non fosse il fatto che le
pellicole di guerra/azione sono un genere raro nei nostri cinema, sarebbe
passato assolutamente inosservato.
Eviterò di descrivere la trama, perché non ha bisogno di essere illustrata: non c’è.
Eviterò di commentare la retorica grondante in ogni singolo dialogo tra i personaggi di cartapesta di questo film.
Posso però affermare con assoluta certezza che il sorpasso delle sceneggiature dei videogiochi classe “Battlefield” e soprattutto dei curatissimi “Call Of Duty: Modern Warfare” nei confronti del cinema d’azione è già avvenuto. Gli sceneggiatori di questi videogiochi, sono molto più bravi e creativi dei sceneggiatori di Act of Valor.
Eviterò di descrivere la trama, perché non ha bisogno di essere illustrata: non c’è.
Eviterò di commentare la retorica grondante in ogni singolo dialogo tra i personaggi di cartapesta di questo film.
Posso però affermare con assoluta certezza che il sorpasso delle sceneggiature dei videogiochi classe “Battlefield” e soprattutto dei curatissimi “Call Of Duty: Modern Warfare” nei confronti del cinema d’azione è già avvenuto. Gli sceneggiatori di questi videogiochi, sono molto più bravi e creativi dei sceneggiatori di Act of Valor.
Inoltre abbiamo proprio in questo film un fenomeno alquanto
bizzarro, all’apparenza: ovvero questa pellicole, in tutto e per tutto, cerca
di essere come un videogioco. Stesse rappresentazioni grafiche degli
eventi/cartine geografiche, montaggio delle scene, e soprattutto le riprese in
prima persona. Si, insomma, questo Act of Valor, non è altro che un DOOM –The
Movie- in cui non c’è la base su Marte.
La
sequenza di critiche (positive e negative) che seguono sono dettate dal fatto
che fin troppe persone (anche “professionisti del settore”) prendono per buone
le nozioni che vedono al cinema come informazioni corrette e realistiche. E con
una tagline che recita “Le armi e le tattiche militari sono reali”, quanta
gente è convinta che stia davvero “imparando qualcosa”? State guardando un
film. Sempre e comunque. Per quanto possa sembrare realistico è un film, dove
la drammatizzazione delle scene, il linguaggio cinematografico, la
sceneggiatura hanno sempre e comunque il sopravvento sul realismo. Ed è giusto così.
Questo film ha creato una grande aspettativa nel pubblico,e nella sua prima
settimana di proiezione negli USA è stato campione d’incassi, perché si è
affermato ripetutamente che nel cast ci fossero veramente SEALs della Marina
americana. OK. E allora? In TOP GUN c’erano i piloti dei TOMCAT veri (per ovvi
motivi), in BlackHawk Down di Ridley Scott in quasi tutte le scene c’erano veri
Ranger in servizio attivo e i piloti degli elicotteri erano gli stessi
sopravvissuti proprio alla battaglia di Mogadiscio. In tutta la serie
cinematografica dei Transformers lo US
Air Force e buona parte delle Forze Speciali USA hanno fatto corposa presenza.
Per Hollywood è la NORMALITA’ avere mezzi e uomini, a basso costo, per riprese
di film di propaganda. Si: propaganda. Perché Act Of Valor, esattamente come i
film citati sopra, e tanti altri, non è altro che il classico esempio di film
che si fa “quando c’è da reclutare”. Anche questo è una cosa normalissima,
dalla Seconda Guerra mondiale in poi, le Forze Armate di tutti i paesi hanno
capito il potere del cinema per reclutare nuove leve.
Detto questo torniamo alla “tagline” del film: “Le armi e le
tattiche mostrate in questo film sono reali”.
Perché mentire così spudoratamente? Forse perché non avendo
una sceneggiatura decente e dei veri attori di richiamo, avevano paura di non
avere pubblico?
ANALISI TECNICA DEL
FILM
Le armi e gli equipaggiamenti mostrati in questo film sono
effettivamente una buona fotografia di una parte della dotazione dei SEALs
della Marina Americana degli ultimi tre anni. Da questo punto di vista il film
è corretto. Niente “armi segrete”, niente cose strane. Il problema è che queste
armi sono storpiate nel comportamento e nel loro uso.
FUCILI D’ASSALTO:
In tutto il film imperversa una versione ad hoc della
carabina M4 con ottica olografica Eotech. Gli spari sono stati tutti renderizzati
in computer grafica in post produzione, esattamente come l’ultimo B Movie
d’azione a basso budget. Infatti in questo film gli M4 in campo aperto rombano
cupamente come degli obici, in pieno giorno fanno fiammate a stella enormi
(fenomeno solo visibile dal crepuscolo in poi su queste armi, data la corta
canna che hanno che crea uno sfogo dell’esplosione della cartuccia non
indifferente), e il .223 sembra essere un proiettile con un potere d’arresto
simile ad un 7,62 NATO. Se volete sentire il vero suono di una carabina tipo
M4, senza per forza far un giro in un poligono tattico del nord Italia,
guardatevi uno delle migliaia di video ad alta qualità sull’argomento su
YouTube. Il suono è ben diverso. Molto meno “virile” come gli M4 di Act of
Valor. E soprattutto di giorno non si vede il “fiore” di fuoco davanti alla
canna.
Ora confrontate questo fotogramma di Act of valor, con il
seguente video.
E’ la stessa arma. Ma quale delle due vi sembra più “virile”?
Anche in questo caso la rappresentazione del fucile è vittima della
“drammatizzazione” del linguaggio cinematografico. Ma per fortuna che le armi
rappresentate nel film sono “reali”. Poi la gente, va a dire il giro che l’M4
fa le “fiammate”. Se ce le aggiungi in post produzione le fa eccome. E con
questo dettaglio Act of Valor non si distingue più dal peggior film
sull’argomento degli ultimi dieci anni che è “Tears fom the Sun” –“L’ultima
Alba”- con Bruce Willis, dove gli M4 sputavano fiamme e fuoco in pieno giorno.
Esattamente come in questo film. Anche per questa immondizia cinematografica
per sceneggiatura e realismo, quale è L’ultima Alba, i consulenti di scena era
dei Seals, ma in congedo. Dov’è il problema, quindi?
(le immagini utilizzate per questa recensione sono state
tratte dal trailer italiano in HD)
Assalto covo sequestratori nella
foresta
Nella scena della liberazione di un ostaggio una squadra appiedata di Seals, coperta da una squadra sniper -tiratore+spotter-, assalta una base nella foresta Sud Americana.
La critica che si fa a questa scena sta nel concetto di base: una forza di soli sei uomini non può (e non deve) assaltare da sola una simile struttura di cui non si sa la reale entità della minaccia. Le operazioni militari di attacco, anche le più “discrete”, si basano su un rapporto almeno di 3-1 nei confronti della minaccia presunta. Esempio: se la minaccia prevista è di venti elementi ostili potenzialmente armati, la forza di assalto dovrebbe essere almeno di sessanta elementi. Questo perchè la ridondanza di personale deve essere in grado di supplire ad eventuali “sfortune” di missione. Ad esempio: se ci sono dei feriti, se si ha una forza di assalto esegua, come si esfiltrano? Ricordiamo una recente operazione reale proprio compiuta dai Seals: l’assalto al compound pakistano dove risiedeva Bin Laden. La forza di assalto del Seal Team Six era stimata in circa trenta elementi. Quando l’Intelligence aveva chiaramente detto che con tutta probabilità avrebbero incontrato al massimo tre/quattro guardie armate. E sono stati, per loro stessa ammissione, al “minimo indispensabile”.
Inoltre nel film non si prende in considerazione nemmeno una tattica base in questi casi: la diversione. Solitamente si impegna la forza ostile con un attacco (o presunto attacco) da una direzione, mentre la forza d’assalto che deve conseguire il suo obiettivo tattico, si fa strada da un’altra direzione.
Nel film, per ovvi motivi di semplificazione narrativa (e contenimento dei costi di produzione, stimo), non prende assolutamente in considerazione la realtà delle tattiche di base in questi casi.
Quindi viene mostrato una forza di SOLI sei elementi (ripeto: e se un membro è ferito? come lo gestiscono? Quanti uomini servono per stabilizzarlo ed evacuarlo? E se ciò avviene sotto il fuoco nemico, chi risponde al fuoco?)
In una situazione del genere una forza di almeno trenta elementi, divisa in due squadre distinte, era il minimo indispensabile. Ed essere in “tanti”, non significa per forza rovinare il vantaggio tattico di un’infiltrazione “stealth”. Sono addestrati apposta per questo. Ma ricordiamoci: “le tattiche e le armi mostrate sono reali”. Si, certo. Manco chi gioca a Softair organizza assalti così “nudi”.
Una squadra di sei elementi da soli, all’interno di una struttura ostile, è semplicemente condannata al fallimento della missione, al minimo disguido tattico.
Qui purtroppo, gli sceneggiatori, hanno rappresentato la missione come l’avrebbe organizzata una persona con poca consapevolezza della tattiche di base.
Nella scena della liberazione di un ostaggio una squadra appiedata di Seals, coperta da una squadra sniper -tiratore+spotter-, assalta una base nella foresta Sud Americana.
La critica che si fa a questa scena sta nel concetto di base: una forza di soli sei uomini non può (e non deve) assaltare da sola una simile struttura di cui non si sa la reale entità della minaccia. Le operazioni militari di attacco, anche le più “discrete”, si basano su un rapporto almeno di 3-1 nei confronti della minaccia presunta. Esempio: se la minaccia prevista è di venti elementi ostili potenzialmente armati, la forza di assalto dovrebbe essere almeno di sessanta elementi. Questo perchè la ridondanza di personale deve essere in grado di supplire ad eventuali “sfortune” di missione. Ad esempio: se ci sono dei feriti, se si ha una forza di assalto esegua, come si esfiltrano? Ricordiamo una recente operazione reale proprio compiuta dai Seals: l’assalto al compound pakistano dove risiedeva Bin Laden. La forza di assalto del Seal Team Six era stimata in circa trenta elementi. Quando l’Intelligence aveva chiaramente detto che con tutta probabilità avrebbero incontrato al massimo tre/quattro guardie armate. E sono stati, per loro stessa ammissione, al “minimo indispensabile”.
Inoltre nel film non si prende in considerazione nemmeno una tattica base in questi casi: la diversione. Solitamente si impegna la forza ostile con un attacco (o presunto attacco) da una direzione, mentre la forza d’assalto che deve conseguire il suo obiettivo tattico, si fa strada da un’altra direzione.
Nel film, per ovvi motivi di semplificazione narrativa (e contenimento dei costi di produzione, stimo), non prende assolutamente in considerazione la realtà delle tattiche di base in questi casi.
Quindi viene mostrato una forza di SOLI sei elementi (ripeto: e se un membro è ferito? come lo gestiscono? Quanti uomini servono per stabilizzarlo ed evacuarlo? E se ciò avviene sotto il fuoco nemico, chi risponde al fuoco?)
In una situazione del genere una forza di almeno trenta elementi, divisa in due squadre distinte, era il minimo indispensabile. Ed essere in “tanti”, non significa per forza rovinare il vantaggio tattico di un’infiltrazione “stealth”. Sono addestrati apposta per questo. Ma ricordiamoci: “le tattiche e le armi mostrate sono reali”. Si, certo. Manco chi gioca a Softair organizza assalti così “nudi”.
Una squadra di sei elementi da soli, all’interno di una struttura ostile, è semplicemente condannata al fallimento della missione, al minimo disguido tattico.
Qui purtroppo, gli sceneggiatori, hanno rappresentato la missione come l’avrebbe organizzata una persona con poca consapevolezza della tattiche di base.
Nella sequenza della esfiltrazione dal campo dei sequestratori in Sudamerica, gli Sniper sono equipaggiati con un’arma anticarro portatile che useranno contro il veicolo che sta inseguendo i loro commilitoni. La prima critica è: perché una coppia sniper/spotter dovrebbero essere equipaggiati con un’arma anticarro, tenendo conto del contesto tattico che avevano previsto nel briefing? Solitamente sono armati con armi automatiche di backup per difesa di punto, ma un’arma anticarro portatile? Non era meglio che fosse in mano, al limite, alla squadra d’assalto?
Ma a parte questa osservazione, che può essere perfettamente giustificabile dal fatto che una squadra di questo tipo si porta con sé quello che vuole e come vuole, la critica è come l’arma è rappresentata nel film.
Nel film si vede uno sniper prendere il lanciatore a perdere, configurarlo correttamente ed impugnarlo, e spara un colpo contro l’automezzo nemico, facendolo letteralmente saltare in aria in una spettacolare palla di fuoco.
Prima critica: un veicolo leggero colpito da questo tipo di arma non salta come il Generale Lee di “Dukes of Hazzard” esplodendo come una bombola di GPL. Innanzitutto un veicolo qualsiasi, anche se ha il serbatoio pieno di benzina, non esplode: s’incendia. La benzina per autotrazione esplode quando è sottoforma di vapore. Discorso diverso invece per i veicoli alimentati a GPL. Infatti l’esplosione che si vede nel film, non ha nulla di diverso da una qualsiasi esplosione di filmetto di serie B apocalittico, dove si usa un sacco di Gas Propano per creare queste esplosioni sul set. Infatti, le ditte specializzate in effetti speciali, per creare queste esplosioni così “corpose” usano tanto GPL, cherosene ed altre sostanze chimiche “top secret” in proporzioni variabili. La ricetta per esplosioni spettacolari è un segreto custodito gelosamente da queste aziende specializzate per servizi cinematografici.
Quindi l’esplosione del veicolo, nonché il suo volo in aria, sono assolutamente irreali.
L’arma usata è un vetusto LAW 66mm, censito nelle Forze Armate USA con la denominazione M72 Light Anti-tank Weapon. Si tratta di un tubo, che nei decenni ha conosciuto vari materiali costruzione, pesante meno di 3 kg, che spara un razzetto non guidato di 50 cm di lunghezza e 6 cm di diametro, relativamente lento, che utilizza una testata bellica con meno di 1kg di esplosivo. Quest’arma, a suo tempo, venne ideata per fare quello che fanno la maggior parte dei razzi anticarro: fare PICCOLI fori nella corazza di un veicolo blindato, non sprecare tutta l’energia della sua testata bellica in fiammate dispersive. Il concetto è quello della “carica cava”, dove l’esplosivo contenuto nel razzo è sagomato in una forma a cono tale che detonando concentra la sua energia in un “dardo di plasma” che deve perforare fino a N mm di corazzatura. Questo dardo, penetrando la corazza, si espande all’interno del vano equipaggio del mezzo corazzato, notoriamente posti molto angusti, e qualche problema agli operatori interni li da. Può ucciderli, come più probabilmente, ferirli in modo tale da renderli incapaci di proseguire l’uso del veicolo corazzato stesso. Missione compiuta. Carro armato fermo: non deve saltare in aria per forza.
Ecco un’immagine di un VERO effetto terminale di un proiettile di LAW66. Operatione Just Cause, Panama, 1989. Viene sparato un LAW66 nell’estremo tentativo di impedire il decollo del Learjet che si credeva che trasportasse Noriega in fuga.
Notare che
il muso dell’aereo è ancora sostanzialmente integro. Quindi, niente esplosione
incendiaria.
Seconda critica: il proiettile del LAW66 è relativamente lento, quindi la sua traiettoria, anche su bersagli molto vicini, è a parabola. Infatti il mirino dell’arma (un pezzetto di plastica con sopra incisi dei riferimenti) riporta un sistema di puntamento che impone degli “alzi” notevoli anche per bersagli non lontani. Quest’arma ha una portata massima di duecento metri scarsi.
Nel film la traiettoria del razzo è bella tesa e dritta.
Ma ricordiamoci la tagline del film: “Le armi e le tattiche militari sono reali”. Beh, non certo il LAW66.
Nel video qui sotto vedete come si comporta un LAW66 in poligono nella vita reale. Poco più che un petardone. Con tutta probabilità questo video di Youtube mostra una carica da esercitazione, ma ci siamo già capiti... ;-)
Seconda critica: il proiettile del LAW66 è relativamente lento, quindi la sua traiettoria, anche su bersagli molto vicini, è a parabola. Infatti il mirino dell’arma (un pezzetto di plastica con sopra incisi dei riferimenti) riporta un sistema di puntamento che impone degli “alzi” notevoli anche per bersagli non lontani. Quest’arma ha una portata massima di duecento metri scarsi.
Nel film la traiettoria del razzo è bella tesa e dritta.
Ma ricordiamoci la tagline del film: “Le armi e le tattiche militari sono reali”. Beh, non certo il LAW66.
Nel video qui sotto vedete come si comporta un LAW66 in poligono nella vita reale. Poco più che un petardone. Con tutta probabilità questo video di Youtube mostra una carica da esercitazione, ma ci siamo già capiti... ;-)
Quindi, scordatevi cosa avete visto nel film relativamente a quest’arma anticarro portatile.
UAV
La critica che faccio a questa sequenza del film è che su questo “aeroplanino”, che dalle immagini del film s’intende come un velivolo di poco meno di un metro e mezzo di apertura alare, con motore presumibilmente elettrico a batterie, e di costruzione piuttosto “esile”. Esistono UAV per uso militare come questo, ed anche ben più piccoli. Però nel film si mostra che questo velivolo trasporta con sè una suite hardware/software che è in grado di individuare, evidenziare e tracciare autonomamente i soldati a terra e le potenziali minacce, su più frequenze dello spettro visibile. Un aeroplanino del genere, come quello mostrato, non può portare più di 800 grammi di carico di sensori. E con quel peso, non ci si riesce a far stare un apparato hardware in grado di far girare un software così sofisticato con prestazioni che attualmente non sono ancora possibili nemmeno con più grandi UAV che trasportano sistemi ben più complessi. Quindi esagerazione oltre ogni limite, e quasi una presa in giro dello spettatore. Un UAV di simili dimensioni, nella realtà, riesce a trasmettere immagini, neanche tanto zoomate, della zona che sorvola. Stop: nulla di più.
SNIPER Rifle/sights
Uno dei momenti di maggiore pathos del film è ovviamente la sequenza dello sniper che ingaggia numerosi bersagli per dare supporto alla squadra d’assalto che si sta infiltrando nel campo base dei sequestratori nella giungla.
Sorvoliamo sul fatto che viene utilizzato un solo team sniper (spotter+tiratore). Di solito, in certi casi, se ne impiegano più di uno per coprire più punti di vista/angolazioni di tiro. Sorvoliamo sul rumore del fucile silenziato.
Parliamo della rappresentazione (abbastanza approssimativa) che si ha del reticolo di tiro, che svela tantissimi dettagli. Nelle inquadrature in soggettiva dello sniper si vede la classica immagine del cattivo/bersaglio di turno che viene inquadrato con il reticolo qualche istante prima di essere colpito con un tiro preciso alla testa. In maniera molto corretta viene rappresentato un reticolo militare MilDot, effettivamente ancora in uso nei fucili sniper militari. Non è l’unico metodo, ma è tra i più diffusi. Questo reticolo è una semplice croce, formata da due linee sottilissime perpendicolari, su cui sono riportati dei puntini (i riferimenti dei MILDOT, appunto).
Quello che segue non è un corso sniper, ma serve per far capire la castroneria che si vede nel film.
Il sistema MilDot è un reticolo studiato per permettere al tiratore di stimare con una certa precisione la distanza tra lui/lei ed il suo bersaglio. Per il tiro (con qualsiasi categoria di arma da fuoco) di precisione è essenziale sapere almeno due parametri: distanza e vento. Per il tiro di precisione a lunghe distanze intervengono anche altri parametri (densità dell’aria, umidità dell’aria, temperatura dell’aria, tipo di proiettili, temperatura della canna allo sparo... la lista è quasi infinita...). Il vento lo si stima con vari metodi ed esperienza dello spotter (è lo spotter che da tutte le “regolazioni” allo sniper. Lo sniper è solo un mero “esecutore”). La distanza si stima con il reticolo MilDot. Senza fare trattati di trigonometria, col MilDot per avere la distanza da un bersaglio si usa una semplice formula matematica:
dimensione_stimata_del_bersaglio_in_metri X 1000 / numero dei Mild = distanza in metri dal bersaglio
Il parametro “numero dei Mill”, lo si ottiene sovrapponendo una linea punteggiata del reticolo sul bersaglio, si prende come riferimento su di esso una “dimensione nota” (ad esempio la dimensione del torace del bersaglio, o della sua testa, o meglio della sua altezza), si vede a quanti “Mil” corrisponde. Un Mil è misurato come la distanza tra gli assi di mezzeria di un puntino ed il successivo.
Se l’ottica è dotata di forti ingrandimenti variabili, il reticolo si modifica per mantenere la proporzione del MilDot.
Ovviamente oggi esistono particolari attrezzature (quali telemetri laser ed anemometri portatili, software balistici per palmari) che rendono certe procedure un po’ “vetuste”.
In questa inquadratura il nemico è inquadrato a mezzo busto (già questo, proceduralmente, non è correttissimo). Inoltre, stimo dall’inquadratura, che la testa da sola misura almeno 3 Mil abbondanti. Una testa di una persona adulta, vista lateralmente, è circa 20 cm.
formula: 0,2 X 1000 / 3 = 66,6 periodico
Quello che state vedendo sullo schermo è come uno sniper posto ad 67 metri (ripeto: 67 metri!!!) vede il suo bersaglio. Non ha assolutamente senso mettere degli sniper così VICINI al bersaglio. A quella distanza un qualsiasi soldato, anche con ottiche “di ferro”, con un fucile fa centro, sempre e comunque.
Ma ricordatevi cosa diceva il trailer? “Le tattiche e le armi sono reali”.
No, questa scena dello sniper è totalmente snaturata e prende in giro chi davvero fa tiro a lunga distanza. Quindi, scordatevi che uno sniper militare veda così chiaramente e “grosso” un bersaglio nel suo reticolo.
Anche questa scena è stata sottoposta al volere del regista, che vuole far capire allo spettatore che sta per essere colpito un cattivo, non fa vedere effettivamente COME realmente ingaggia uno sniper. Peccato.
CQB
Quello che sicuramente nelle intenzioni del regista era il punto forte del film sono le riprese in prima persona durante i combatttimenti. Con la miniaturizzazione delle telecamere, anche ad uso civile, riprese di sparatorie in ambiente operativo, anche reperibili su Youtube, sono numerosissime. Nel film, oltre a dare un taglio di comunicazione visiva identica ad un videogioco "first person shooter", si vuole coinvolgere al massimo lo spettatore nell'esperienza del combattimento in soggettiva.
Sbagliando. Nelle sequenze al chiuso, ovvero di CQB (Close Quarter Battle), all'interno degli edifici si notano dei comportamenti tattici assolutamente errati in un contesto reale.
Sempre perché "le armi e le tattiche mostrate sono reali".
Innanzitutto si nota che il fucile, quando non deve ingaggiare un
bersaglio, oppure la canna sta per intersecare la sagoma di un commilitone,
viene alzato in alto a sinistra. Per tutto il tempo di queste inquadrature in
soggettiva il fucile è sempre presente nella visuale, con la canna verso
l'alto.
Sbagliatissimo. O almeno, in tanti lo fanno, ma è una questione di "moda". Qualcuno afferma che si usa per motivi di velocità di puntamento, ma ha più inconvenienti che consistenti vantaggi.
Tale comportamento è scorretto per tre motivi
fondamentali.Primo: la visuale è compromessa in parte dal fucile! Se ne accorge anche lo spettatore che sta vedendo la scena attraverso gli occhi dell'operatore Seal. Parte dell'ambiente circostante è coperta dal fucile. Errore fatale nel CQB.
Secondo: Nel CQB tutto lo spazio che abbiamo per muoverci è regalato. Non c'é in queste operazioni il tempo di guardarsi troppo attorno per i dettagli dell'ambiente che ci circonda. Stiamo cercando bersagli e nient'altro. Cosa c'é sopra la nostra testa non lo sappiamo. Potrebbe esserci un lampadario basso, un soppalco, una cornice di una porta particolarmente bassa che non avevamo valutato come tale. In tutti questi casi tenere la carabina con la canna verso l'alto, la si espone a rischio di "cozzare" contro qualcosa di inaspettato.
Terzo: Se parte un colpo "per sbaglio" (cosiddetto undisciplined discharge), e succede -eccome se succede!- avere una canna col vivo di volata ad altezza della testa, vicino alla faccia, per voi é una cosa sensata?
Il regista, per esigenze di "drammatizzazione"
dell'inquadratura ha deciso di lasciare l'arma ben in vista sempre, per
svariati motivi di comunicazione cinematografica. Innanzitutto l'arma sempre in
vista aumenta il "sex appeal" della scena. Notoriamente le armi nel
cinema hanno un significato sessuale non secondario. Inoltre la stessa
inquadratura senza l'arma visibile avrebbe perso molto del suo fascino.
In realtà, sarebbe molto meglio, che l'arma la si punti verso il basso per evitare tutti e tre gli
inconvenienti che ho elencato sopra. Ci sarebbe anche da parlare dell'uso assolutamente disinvolto dei laser di puntamento rossi (che erano già "sorpassati" dieci anni fa). Adesso li usano di un altro colore. E ripeto, non così "disinvoltamente".
Se non siete convinti di quanto sopra, giustamente, chiedete a chi ha esperienze dirette di certe cose, ma non prendete come realistici i comportamenti in CQB che vedete in questo film.
Se qualcuno ha trovato belle e/o coinvolgenti queste riprese di Act Of Valor, per favore si vada a rivedere Munich di Spielberg, ed osservi le scene di combattimento in ambienti chiusi (CQB) davvero ben fatte.
Per quanto riguarda la scena con l'RPG nel villaggio messicano, dove ho sentito qualche malumore in sala... Se un RPG è sparato a meno di dieci metri di distanza contro un bersaglio è normale che la testata non sia ancora armata, quindi in effetti potrebbe non esplodere. I problemi fondamentali sono: con al fiammata di scarico che la un RPG il tiratore, che è dentro una stanza con una parete alle sue spalle, doveva finire abbastanza arrostito/malconcio, invece viene prontamente abbattuto dai colpi di M4 di un SEAL. secondariamente una testata RPG, per quanto non terribilmente pesante, parte subito a circa 40 m/s. (per poi accelerare dopo circa 15 metri a 100 e passa m/s). E' sempre una bella botta prendere in pieno petto contro la piastra balistica del vest...
Scena esplosione granata
Uno dei protagonisti SEAL, durante lo scontro a fuoco finale si sacrifica gettandosi su una granata per salvare dei suoi colleghi. La scena è un omaggio, esattamente come la scena del funerale, al Petty Officer Mike Monsoor che ha compiuto lo stesso gesto il 29 settembre del 2009 a Ramadi, Iraq. Per questo è stato insignito, in forma postuma, della Medal of Honor. Qualche informazione in più qui http://www.snopes.com/politics/military/monsoor.asp
Sequenza finale: balistica terminale dell’AK 47.
Nella sequenza finale del film che culmina con una battaglia CQB in una cittadina al confine meridionale degli USA, il protagonista della squadra SEAL riesce a braccare il capo terrorista, che ha deciso di vendere cara la pelle. Ovviamente il finale è un crescendo di sparatorie in prima persona, con i consueti difetti di cui parlavo sopra, ma sicuramente coinvolgenti. Il cattivo di turno a colpi di Ak47 decima tutti i colleghi del protagonista SEAL e si barrica dietro un riparo, all’interno di un corridoio. Il SEAL, che esaurisce le munizioni dell’M4, passa istantaneamente alla pistola (giustamente). Durante la transizione da un’arma all’altra viene colpito al petto da diversi colpi di AK47 del terrorista. Le piastra balistica rigida pettorale regge, ma si accascia contro al muro per il contraccolpo. Fin qui sequenza assolutamente credibile. I problemi di realismo iniziano ora. Con una drammatica visuale sulla verticale del SEAL, inizia un furibondo scambio di colpi tra i due. Il SEAL che spara con la pistola, mentre il terrorista, sempre dietro un riparo, lo colpisce più volte alle gambe ed alle braccia, che non hanno protezioni balistiche. Il tutto a meno di venti metri di distanza. Un colpo di 7,62X39 devasta un arto esposto. Nelle megliori delle ipotesi si limita a strappar via grosse porzioni di musoclo, se il proiettile incontra delle ossa le spezza, ed in casi “sfortunati”, stacca direttamente gli arti di una persona adulta. In giro per Internet, in siti “un po’ per malati”, ci sono fotografie esplicite degli effetti dei colpi di vari calibri contro il corpo umano. Il SEAL, nonostante incassi numerosi colpi alle braccia ed alle gambe, riesce a gestire una reazione. Non vi svelo il finale del film. Dico solo che questa sequenza raggiunge l’apice della narrazione/realismo da “B Movie”. Il buono deve vivere e vincere sempre, e notoriamente i “buoni” hanno un’ottima resistenza ai colpi di fucile d’assalto sparati a corta distanza contro porzioni del corpo non protette. Ridicolo. Ma chi vogliono prendere in giro? Qui si conclude il “le armi e le tattiche...”.
Questo è un film, in buona sostanza, che ha un realismo a livello di “Guerre Stellari”, oppure della serie “Delta Force” con Chuck Norris.
Conclusioni:
Questo film è così infame? Perchè questa sindrome da”maestrina con la penna rossa e blu”?
Il film non è completamente infame, e il fatto che sia così puntiglioso è dato dal fatto che se una casa produttrice sa perfettamente di aver fatto un “filmetto senza arte nè parte”, non può attaccarsi a proclami di “realismo eccezionale” e “nuovo tipo di esperienza cinematografica”, per indurci a spendere 8 Euro al cinema. Quando invece il realismo è a livello di film similari, precedenti, che magari sono anche più interessanti dal punto di vista della trama.
E’ una pratica “scorretta”.
Era molto più apprezzabile se dichiaravano: “Abbiamo avuto una grossa mano dalla US NAVY per la realizzazione di questo film, che ha fornito uomini e mezzi a prezzi irrisori, per produrre un film di fantasia che è un romanzato, ma appassionato, omaggio ai Navy Seals”. Se avessero detto questo, che è la verità a conti fatti, avrei fatto una recensione molto positiva di questa pellicola, solo per lo sforzo patriottico che hanno dimostrato.
Se “Act of Valor” non avesse avuto questa pretesa di essere iper-realistico, come lo avrei giudicato?
Come un onesto filmetto d’azione che merita un certo successo nel circuito dell’Home Entertaitment, attraverso i DVD a noleggio o da acquistare. Si, insomma, roba per pubblico appassionato del genere, ma che non si pone troppe domande.
Ci sono scene che però sono notevoli da punto vista tecnico? Certo, e sono anche numerose, ma si tratta di “dettagli” che possono apprezzare solo i veri “addetti ai lavori”.
Ad esempio la sequenza del boarding dello yacht di lusso è fatta decisamente bene e molto realistica, a parte l’aggressività con cui rispondono al fuoco inseguendo le navi secondarie. Qui si vedono i Seal in azione davvero, non attori o stuntmen addestrati.
Notevole anche la sequenza dove “chief”, il capo Seal, scende in fast-roping, da circa tre metri, da un SH60 SeaHawk che è in hovering, in traslazione laterale costante, per mantenere una distanza fissa dallo yacht che è in movimento sul mare. Tutta la sequenza è realizzata con un unico piano di sequenza senza tagli e senza applicazione di effetti speciali. Qui abbiamo un esempio strepitoso dell’abilità dei piloti della Marina USA e dell’abilità dell’attore/Seal a rendere il tutto “molto naturale”. Ripeto: questa è una scena di altissimo livello tecnico.
Tutte le scene dei lanci col paracadute sono fatte bene e ben rappresentate.
Tutte le sparatorie in esterno, dove in effetti si vedono in azione le comparse (che sono i veri Seals), si nota che si muovono in maniera piuttosto convincente e le posture di tiro sono realistiche. Anche nelle sequenze di cambio dei caricatori (filnalmente un film dove cambiano caricatori spesso!), si evince un’abilità consumata.
C’è adesso da sottolineare la nuova moda ad Hollywood che sono le scivolate finali per prendere riparo dietro coperture durante le sparatorie. Gesti comparsi un paio di anni fa sui videogiochi di Call of Duty, poi traslati su un paio di telefilm d’azione (in primis Falling Skies), ed ora presenti in questo film. Dopo la “moda” di imbracciare l’M4 tenendolo con la mano debole sul gruppo caricatore, ora abbiamo le scivolate. Ogni stagione, le sue mode, appunto. che poi si ripercuotono sulla realtà, perchè ora faranno tutti quelle scivolate molto “cool”. :-D
Una scena che è stata giudicata assolutamente veritiera è la sequenza e i riti durante il funerale dell’operatore caduto in azione. Qui, giustamente, hanno voluto portare sullo schermo i gesti che fanno i commilitoni quando danno l’ultimo saluto ad un collega. Tutte le comparse presenti sul set in quella scena sono Seals in servizio attivo.
Toccante la dedica a fine film. Gli americani non dimenticano mai i loro Caduti.
Molta gente, un po’ ingenua, è convinta che dopo aver visto questo film di aver “imparato qualcosa” sulle tattiche ed il CQB moderno. Fate loro leggere questo Blog, giusto per avere un punto di vista diverso sull’argomento. ;-)
Film passabili su questo argomento? Il primo che mi viene in mente, per coinvolgimento di mezzi e personale US NAVY (Seals compresi) è il mitico “NAVY SEALS - PAGATI PER MORIRE” del 1990. Film che risente pesantemente delle correnti narrative della fine degli anni ‘80, ma dotato ancora di una “freschezza” e soprattutto di alcune sequenze di CQB memorabili, e con una sceneggiatura che non è assolutamente strampalata nemmeno ai giorni nostri. Guardando questo film non imparerete nulla di particolare, ma vi divertirete molto molto di più che con Act of Valor.
Un film invece decisamente realistico nel CQB e nelle armi è TROPA DE ELITE. Qui si vede veramente come ci si muove e si combatte nell’ambiente urbano, senza troppi fronzoli ed effetti speciali inutili. Attori bravissimi, sequenze di combattimento strepitose.
Un esempio invece di ottimo sfoggio di mezzi e tattiche di combattimento è il iper-propagandistico Blackhawk Down di R. Scott. Scene di combattimento molto realistiche (tranne la parte notturna), regia eccellente ed un montaggio formidabile (che infatti ha meritato un Oscar). Attinenza ai fatti a cui si ispira quasi prossima a zero, ma questo è un altro paio di maniche.
Tecnicamente stupefacente, quanto noioso nella trama, “The Hurt Locker” della Bigelow. Tutti i dettagli nel film sono estremamente accurati, specie nelle sequenze di EOD.
Per chi invece non ha problemi con il francese consiglio il film “Force Speciales”, dove abbiamo una produzione francese di alto livello, ovviamente con una trama piuttosto semplificata, ma una buona rappresentazione delle attività delle Forze Speciali francesi in Afghanistan ed altre zone “d’interesse” della Francia nel mondo. Tattiche ed equipaggiamenti realistici.
Esiste invece un film italiano sull’argomento?
Assolutamente no. E tenendo conto dei comici e ridicoli tentativi di film d’azione/Serial Tv che si sono avvicendati negli anni, è meglio che in Italia si continui a produrre commedie brillanti e remake di commedie brillanti. Proprio il nostro cinema non ha la “testa” (e i soldi) per fare cose serie d’azione.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nella sequenza finale del film che culmina con una battaglia CQB in una cittadina al confine meridionale degli USA, il protagonista della squadra SEAL riesce a braccare il capo terrorista, che ha deciso di vendere cara la pelle. Ovviamente il finale è un crescendo di sparatorie in prima persona, con i consueti difetti di cui parlavo sopra, ma sicuramente coinvolgenti. Il cattivo di turno a colpi di Ak47 decima tutti i colleghi del protagonista SEAL e si barrica dietro un riparo, all’interno di un corridoio. Il SEAL, che esaurisce le munizioni dell’M4, passa istantaneamente alla pistola (giustamente). Durante la transizione da un’arma all’altra viene colpito al petto da diversi colpi di AK47 del terrorista. Le piastra balistica rigida pettorale regge, ma si accascia contro al muro per il contraccolpo. Fin qui sequenza assolutamente credibile. I problemi di realismo iniziano ora. Con una drammatica visuale sulla verticale del SEAL, inizia un furibondo scambio di colpi tra i due. Il SEAL che spara con la pistola, mentre il terrorista, sempre dietro un riparo, lo colpisce più volte alle gambe ed alle braccia, che non hanno protezioni balistiche. Il tutto a meno di venti metri di distanza. Un colpo di 7,62X39 devasta un arto esposto. Nelle megliori delle ipotesi si limita a strappar via grosse porzioni di musoclo, se il proiettile incontra delle ossa le spezza, ed in casi “sfortunati”, stacca direttamente gli arti di una persona adulta. In giro per Internet, in siti “un po’ per malati”, ci sono fotografie esplicite degli effetti dei colpi di vari calibri contro il corpo umano. Il SEAL, nonostante incassi numerosi colpi alle braccia ed alle gambe, riesce a gestire una reazione. Non vi svelo il finale del film. Dico solo che questa sequenza raggiunge l’apice della narrazione/realismo da “B Movie”. Il buono deve vivere e vincere sempre, e notoriamente i “buoni” hanno un’ottima resistenza ai colpi di fucile d’assalto sparati a corta distanza contro porzioni del corpo non protette. Ridicolo. Ma chi vogliono prendere in giro? Qui si conclude il “le armi e le tattiche...”.
Questo è un film, in buona sostanza, che ha un realismo a livello di “Guerre Stellari”, oppure della serie “Delta Force” con Chuck Norris.
Conclusioni:
Questo film è così infame? Perchè questa sindrome da”maestrina con la penna rossa e blu”?
Il film non è completamente infame, e il fatto che sia così puntiglioso è dato dal fatto che se una casa produttrice sa perfettamente di aver fatto un “filmetto senza arte nè parte”, non può attaccarsi a proclami di “realismo eccezionale” e “nuovo tipo di esperienza cinematografica”, per indurci a spendere 8 Euro al cinema. Quando invece il realismo è a livello di film similari, precedenti, che magari sono anche più interessanti dal punto di vista della trama.
E’ una pratica “scorretta”.
Era molto più apprezzabile se dichiaravano: “Abbiamo avuto una grossa mano dalla US NAVY per la realizzazione di questo film, che ha fornito uomini e mezzi a prezzi irrisori, per produrre un film di fantasia che è un romanzato, ma appassionato, omaggio ai Navy Seals”. Se avessero detto questo, che è la verità a conti fatti, avrei fatto una recensione molto positiva di questa pellicola, solo per lo sforzo patriottico che hanno dimostrato.
Se “Act of Valor” non avesse avuto questa pretesa di essere iper-realistico, come lo avrei giudicato?
Come un onesto filmetto d’azione che merita un certo successo nel circuito dell’Home Entertaitment, attraverso i DVD a noleggio o da acquistare. Si, insomma, roba per pubblico appassionato del genere, ma che non si pone troppe domande.
Ci sono scene che però sono notevoli da punto vista tecnico? Certo, e sono anche numerose, ma si tratta di “dettagli” che possono apprezzare solo i veri “addetti ai lavori”.
Ad esempio la sequenza del boarding dello yacht di lusso è fatta decisamente bene e molto realistica, a parte l’aggressività con cui rispondono al fuoco inseguendo le navi secondarie. Qui si vedono i Seal in azione davvero, non attori o stuntmen addestrati.
Notevole anche la sequenza dove “chief”, il capo Seal, scende in fast-roping, da circa tre metri, da un SH60 SeaHawk che è in hovering, in traslazione laterale costante, per mantenere una distanza fissa dallo yacht che è in movimento sul mare. Tutta la sequenza è realizzata con un unico piano di sequenza senza tagli e senza applicazione di effetti speciali. Qui abbiamo un esempio strepitoso dell’abilità dei piloti della Marina USA e dell’abilità dell’attore/Seal a rendere il tutto “molto naturale”. Ripeto: questa è una scena di altissimo livello tecnico.
Tutte le scene dei lanci col paracadute sono fatte bene e ben rappresentate.
Tutte le sparatorie in esterno, dove in effetti si vedono in azione le comparse (che sono i veri Seals), si nota che si muovono in maniera piuttosto convincente e le posture di tiro sono realistiche. Anche nelle sequenze di cambio dei caricatori (filnalmente un film dove cambiano caricatori spesso!), si evince un’abilità consumata.
C’è adesso da sottolineare la nuova moda ad Hollywood che sono le scivolate finali per prendere riparo dietro coperture durante le sparatorie. Gesti comparsi un paio di anni fa sui videogiochi di Call of Duty, poi traslati su un paio di telefilm d’azione (in primis Falling Skies), ed ora presenti in questo film. Dopo la “moda” di imbracciare l’M4 tenendolo con la mano debole sul gruppo caricatore, ora abbiamo le scivolate. Ogni stagione, le sue mode, appunto. che poi si ripercuotono sulla realtà, perchè ora faranno tutti quelle scivolate molto “cool”. :-D
Una scena che è stata giudicata assolutamente veritiera è la sequenza e i riti durante il funerale dell’operatore caduto in azione. Qui, giustamente, hanno voluto portare sullo schermo i gesti che fanno i commilitoni quando danno l’ultimo saluto ad un collega. Tutte le comparse presenti sul set in quella scena sono Seals in servizio attivo.
Toccante la dedica a fine film. Gli americani non dimenticano mai i loro Caduti.
Molta gente, un po’ ingenua, è convinta che dopo aver visto questo film di aver “imparato qualcosa” sulle tattiche ed il CQB moderno. Fate loro leggere questo Blog, giusto per avere un punto di vista diverso sull’argomento. ;-)
Film passabili su questo argomento? Il primo che mi viene in mente, per coinvolgimento di mezzi e personale US NAVY (Seals compresi) è il mitico “NAVY SEALS - PAGATI PER MORIRE” del 1990. Film che risente pesantemente delle correnti narrative della fine degli anni ‘80, ma dotato ancora di una “freschezza” e soprattutto di alcune sequenze di CQB memorabili, e con una sceneggiatura che non è assolutamente strampalata nemmeno ai giorni nostri. Guardando questo film non imparerete nulla di particolare, ma vi divertirete molto molto di più che con Act of Valor.
Un film invece decisamente realistico nel CQB e nelle armi è TROPA DE ELITE. Qui si vede veramente come ci si muove e si combatte nell’ambiente urbano, senza troppi fronzoli ed effetti speciali inutili. Attori bravissimi, sequenze di combattimento strepitose.
Un esempio invece di ottimo sfoggio di mezzi e tattiche di combattimento è il iper-propagandistico Blackhawk Down di R. Scott. Scene di combattimento molto realistiche (tranne la parte notturna), regia eccellente ed un montaggio formidabile (che infatti ha meritato un Oscar). Attinenza ai fatti a cui si ispira quasi prossima a zero, ma questo è un altro paio di maniche.
Tecnicamente stupefacente, quanto noioso nella trama, “The Hurt Locker” della Bigelow. Tutti i dettagli nel film sono estremamente accurati, specie nelle sequenze di EOD.
Per chi invece non ha problemi con il francese consiglio il film “Force Speciales”, dove abbiamo una produzione francese di alto livello, ovviamente con una trama piuttosto semplificata, ma una buona rappresentazione delle attività delle Forze Speciali francesi in Afghanistan ed altre zone “d’interesse” della Francia nel mondo. Tattiche ed equipaggiamenti realistici.
Esiste invece un film italiano sull’argomento?
Assolutamente no. E tenendo conto dei comici e ridicoli tentativi di film d’azione/Serial Tv che si sono avvicendati negli anni, è meglio che in Italia si continui a produrre commedie brillanti e remake di commedie brillanti. Proprio il nostro cinema non ha la “testa” (e i soldi) per fare cose serie d’azione.
Una cellula terroristica islamica esegue un attentato sul suolo italiano, ma per una serie d’eventi, il bersaglio non è quello voluto.
Questo permette ai Servizi di poter dare una versione dei fatti fittizia.
Allo stesso tempo il protagonista arriva vicino alla verità, attirando su di sé l'attenzione dei Servizi.
Intanto la rete di cellule terroristiche dormienti in Italia s’attiva per compiere un attacco direttamente contro il Presidente del Consiglio.
Questa volta la rappresaglia militare è inevitabile: una forza mista di Forze Speciali italiane ed americane darà la caccia ai terroristi.
L'idea del romanzo scaturisce da una simulazione di vulnerabilità del territorio nazionale ipotizzato dal SISMI nel 1994.
La storia ha come sfondo l'Italia che sarà, tra i problemi quotidiani dei protagonisti ed il ruolo internazionale dell’Italia, vengono affrontati temi come il controllo dei media, il rapporto dei neo-covertiti islamici con la società.