29.12.08

Lavorare sotto le Feste

-Salve, sono il tecnico della ditta X
-Salve, mi dica…
-Dovrei collegare e testare i PC delle postazioni che state traslocando dalla sede X a qui
-Ah, si, in effetti siamo un po’ incasinati, sa com’è, sotto le Feste, fare questi traslochi…
-I PC dove sono?
-Stanno arrivando col camion del trasloco.
-E i tavoli dove sono?
-Tavoli? Io ho fatto portare solo i PC, mi scusi ma mi suona il cellulare, sa, non abbiamo montato neanche il centralino!-

Rieccomi dopo un’assenza dettata da motivi lavorativi (ma anche spegnimento della vena creativa).
Oggi ho qualche minuto libero per scrivere queste righe, perché sono stato mandato a seguire una “Migrazione fisica di Sistemi”, in una ditta che non sincronizzato i tempi di consegna delle varie attrezzature dell’ufficio.
Beh, sicuramente fondamentale far arrivare una settimana prima i telefoni staccati ed un solo tavolo dove appoggiarli, senza pianificare prima l’installazione del nuovo centralino e dei PC.
Mi trovo in una delle vie centralissime della bella Bologna, in uffici ricavati da un edificio che sorge in uno dei cortili interni più suggestivi della città.
E’ sempre un piacere venire a fare interventi dai clienti di Bologna. Uffici in posizione vicina a Piazza Maggiore, e mai problemi enormi.
Tranne oggi.
Sostanzialmente Damocles (il mio capo, ricordate?) mi ha richiesto di restare seduto su una sedia, mentre il materiale del vecchio ufficio viene trasportato “in qualche modo” da improbabili imprese di traslochi, ed attendere che arrivino prima i tavoli e poi (ovviamente) i PC.
Notare che il cliente, che aveva avvertito di questo trasloco di sede mesi fa, ci teneva ad una “Non perdita” di operatività durante il trasloco.
Il server io l’ho anche collegato, ma i pc client sono ancora nella vecchia sede.
E sento un paio di segretarie bestemmianti (le ragazze bolognesi a volgarità oscene non sono seconde a nessuno), che stanno gestendo i clienti esteri (che se ne fregano se è il 29 di Dicembre) con i loro cellulari personali, un fax appoggiato sul pavimento, e le email in simulazione sul server.
Server che dovrò spegnere, perché la Telecom, invece che venire il 23 Dicembre, dovrebbe venire oggi alle 13,30.
Si, insomma. Solita routine.
Certo, molte persone sono a casa dal lavoro oggi, quindi autostrada e vie della città erano piuttosto vivibili. Se lavorare oggi mi pesa?
A parte che in questo preciso istante mi sto “girando i pollici”, però… direi di no.
Ho appena trascorso quattro giorni di festività a casa, e sono sicuro che riprendere il 7 di Gennaio, come in molti fanno, sarebbe uno “shock” troppo intenso.

Già... Natale.
E’ vero che c’è stato anche quello.

Auguri.

1.11.08

Buon Compleanno

Oggi è il mio compleanno.
Esattamente come un anno fa. ;-)
A differenza dell’anno scorso, oggi, nonostante i giorni precedenti di pioggia insistente, è una bellissima giornata.
Come tutti i giorni di Festa Nazionale, le strade sono più tranquille, i vicini sono più tranquilli, il mio smartphone pure. Beh, a dire il vero ogni tanto cinguetta per avvertirmi della ricezione di un sms di auguri da parte di amici, vicini e lontani. Dedico un sorriso ad ogni bustina che appare sul display.
Quanti anni sono?
Non sono ancora arrivato a “cifra tonda”, ma ci manca poco. Tempo di bilanci? Assolutamente no. Se uno i bilanci li fa solo ogni anno, oppure ogni tot. anni, è spacciato. Io li faccio ogni minuto. Che poi non ne tiri delle conclusioni, è un altro paio di maniche. ;-)

Fisicamente non mai stato così in forma, nonostante il nuovo lavoro mi abbia ulteriormente ridotto il tempo libero, ma mi ha insegnato una cosa fondamentale: la gestione del tempo.
Ho un lavoro che è interessante, nonostante abbia un grado di “imprevedibilità” che lo rende a volte un po’ stressante.
Ho Ilaria, che rende le cose nella mia vita sempre molto interessanti… :-D
Sono circondato da tante persone, con cui a volte mi sento in imbarazzo da quanto affetto dimostrano nei miei confronti, che sicuramente non ricambio in modo adeguato.
Ho degli interessi abbastanza “complessi”, ma ho anche la serenità di godermi una giornata di totale ozio improduttivo come oggi.
Senza sentirmi in colpa.

Un altro anno è passato.
E ci penso mentre sorseggio un caldo the verde, che però di verde ha solo la bustina, credo. Dubbi, paure, soddisfazioni e gioie si sono sommate nella mia vita.
Sono arrivato fin qui, con il mio carico di fantasmi e di felicità, che si rincorrono in un equilibrio quasi perfetto. Cosa mi riserva il futuro non posso saperlo, ci si prova a pianificarlo, ma poi decide sempre il destino. La cosa non mi disturba, forse il bello di vivere è anche questo: non sapere che cavolo succederà domani. Puoi intuirlo, puoi immaginarlo, puoi non sorprenderti quando ci sei in mezzo, ma non saprai mai cosa accadrà di preciso.

Un altro SMS.
Grazie a Tutti.

24.10.08

Stand By, Arresta, Riavvia...

Ebbene si, è successo anche a me.

Mi rivolgo a tutti voi sistemisti Microsoft.
Stasera, alle 19,30, dopoa ver installato un programma su un windows 20003, il sistema,
dopo un pomeriggio di lavoro col suddetto programma, mi chiede di riavviare.

Schermata blu.

Sistema bloccato.

Dati incoerenti sui dischi in RAID.

Dati fottuti, azienda fottuta.

Sono le due del mattino del giorno dopo, e sto aspettando che il nastro
mi dia di nuovo indietro i preziosi dati aziendali.

Mi fa conagnia un condizionatore, sono seduto su un UPS da 1000VA,e fuori è buio ed un silenzio di tomba.

Fino a poco fa sono stato sostenuto da un sistemista molto in gamba via Skype,
che oltre a motivarmi, mi teneva sveglio e mi dava delle dritte su come proseguire.

Tra qualche ora mi raggiungerà per darmi il cambio. Ma l'imperativo
è che il server sia funzionante per le 7 del mattino.
Io non andrò via finchè non vedrò questo server OK.
Una delle poche cose che ho imparato nella vita: MAI mollare una cosa a metà.
Costi quel che costi.

Di chi è colpa? si chiede il cliente.
della Microsoft?
Dell'ahrware IBM?
Della ditta per cui lavoro?
O di Francesco sempre vestito di nero che traffica sul server?

Ma i server non andrebbero mai riavviati?
E perchè si è comportato così?
Il riavvio non è una procedura banale?
Non sono macchine solidissime?
Ma cosa ci ha venduto?
E la notte di lavoro chi la paga?
eventuali perdite di dati aziendali chi le paga?

Damocles è in tachicardia, e mi segue per telefono ogni tot minuti, vanficando miei tentativi di appisolarmi.
Ilaria tra poco parte per l'America, e manco sono riuscito a salutarla di persona.
E io che fine farò? Da lunedi di nuovo sulla piazza del lavoro?

Solo perchè ho fatto "riavvia".

Non ci crederete, ma quando si sommano tutte le sfighe, ci si ride sopra.
Alla grande.
Backup al 59%.
Vi tengo aggiornati.

5.10.08

Pensieri mentre si corre al tramonto...

Le giornate si sono accorciate.
Sono appena passate le sette di sera e il sole è già al tramonto.
Oggi è stata una giornata d’inizio autunno magnifica: una leggera brezza per tutto il giorno ha spazzato il cielo dalle nuvole e dalla foschia, e l’orizzonte è limpido come poche volte ci è concesso qui in Pianura Padana.
Si vedono le Alpi, evento raro. Ed improvvisamente pensi che poi l’Italia non è poi così grande, ma è sicuramente bellissima.
Sto facendo il mio caro e solito circuito di jogging. Otto km su una strada asfaltata che si snoda dolcemente tra prati, villette e qualche timida macchia di bosco di gaggie incolto. E’ almeno sedici anni che faccio questo percorso, e come una confortante bolla temporale, in questi anni, pochissime cose sono cambiate. Ci sono angoli della periferia che sono cambiati radicalmente nel giro di mesi: case, parchi, condomini, parcheggi… In questa zona… no.
Forse è per questo che faccio sempre questo percorso. Io cambio, me ne accorgo, ma quello che mi sta intorno è sempre così. Mi da pace.
L’aria è freddina, con una temperatura assolutamente gradevole: è autunno, ma lo si capisce garbatamente, quest’anno. Prima sera però che esco con la felpa leggera.
Come al solito ho il mio MP3, ma non ascolto la mia stazione radio abituale, per una volta mi ascolto dei brani musicali. Assolutamente fuori ritmo con il movimento cadenzato del mio respiro e delle mie gambe, ma devo dare ritmo alla mia mente, non alla mia andatura. Mai messo canzoni isteriche da discoteca per “pomparmi”, ma nemmeno musica colta. Ascolto, con molta disinvoltura della “musica leggera”. All’orizzonte prima colline sono viola. Che magnifico effetto ottico quando il sole tramonta e l’aria cambia temperatura, che trasforma tutte le frequenze della luce ai nostri occhi su colori che non c’entrano nulla con la realtà. Le montagne viole ed azzurre, limpide, ci puoi vedere le prima timide luci di paesini che occhieggiano su di esse. Per meglio contrastarle il sole incendia l’aria di un bellissimo rosso arancio su tutto l’orizzonte. Nessuna nuvola. Il resto del cielo si sta scurendo, passando dall’arancio al blu scuro, passando per tutte le armonie cromatiche intermedie, che nessuno schermo lcd potrà mai solo sperare di riprodurne la metà. Rosso di sera, bel tempo si spera. Non lo so se domani sarà bello: ma ora è spettacolare.
Jason Mraz con la sua “I am Yours” fa sposare le sua imberbe voce con lo scenario che mi si para davanti.
A quest’ora su questa strada non ci sono praticamente auto. Sono solo io.
Strano.
Durante la settimana incontro svariati personaggi che, come me, cercano conforto, anti-stress e “calorie-trimming”, dalla corsa.
La maggior parte sono giovani, alcuni più giovani di me.
Ci salutiamo sempre. Uno sguardo, un sorriso, una mano alzata.
C’è il ragazzo super abbronzato, anche d’inverno, con due spalle come un toro, che corre sotto il peso dei suoi muscoli. E quello che mi sorride con maggior simpatia. Ipod al braccio.
Poi c’è un tizio che corre come se avesse un’asse da surf legata alla schiena: dritto!
Anche lui accenna sempre un sorriso e una mano. Un po’ meno però: si vede che fa fatica. E lascia sempre dietro una scia di dopobarba spaventosa. Profumarsi prima di andare a correre? Questo è stile… Ipod in tasca.
Poi c’è la “pazza”. Una donna, minuta, magra, che corre come un missile. Sempre. L’ho vista a tutti gli orari, magari io tornavo a casa per quelle strade in auto dopo una giornata di lavoro allucinante alle nove di sera… e lei corre.
Domenica mattina alle 11. Corre. Alle 13, pausa pranzo… CORRE!
Sguardo basso, tratti duri del viso, fisico scolpito nelle gambe e telefonino nokia/mp3 al collo, e MAI saluta. Per lei è una missione divina correre, un po’ come Forrest Gump, stimo.
Ho provato una volta a starle dietro: impossibile.
Poi c’è il signore coi baffoni e capelli impomatati bianchi che non corre: ha una impostazione da marcia militare, abbastanza rapida. Pantaloncini corti da calciatore e maglietta semplice, senza scritte. Ma lui c’è sempre. E lui saluta sempre con un cordiale “buonasera” ad alta voce. Niente Ipod.
Ed infine c’è il quasi 50enne che non si arrende al Tempo. Perennemente a torso nudo, mostrando una tonicità muscolare prossima al petto di pollo ingrassato, capello ribelle tinto e Rayban neri. Corre con una costante smorfia a denti stretti da sforzo ed emette dei suoni tipo “hizz!hizz!hizz!” quando espira. Non può salutare: è troppo impegnato a tenere sotto controllo il dolore dell’angina pectoris…

Ma stasera non vedo manco uno di questi personaggi.
Eppure… eppure c’è qualcosa che mi disturba. Non è un’auto che sta arrivando da dietro (ormai ho imparato a percepirle, più che sentirle).
Mi tolgo un auricolare. E dopo qualche secondo capisco.
E’ un suono cadenzato di piedi dietro di me.
Il suono aumenta, e con la coda dell’occhio la vedo.
E’ una ragazza bionda. Biondissima. Mai vista prima.
E’ vestita di scuro, i capelli sono raccolti in una coda raffazzonata, e il profilo è bellissimo.
Il suo ritmo è ben cadenzato, e dal fisico, si capisce che fa sport da sempre, oppure mangia pochissimo.
Ma esprime energia in ogni passo.
Mi affianca, ed io, ovviamente, modulo il passo per essere leggermente più veloce, allungo la falcata. Macchè, è sempre di fianco.
Tanto vale regolarsi allo stesso ritmo.
Lei non ha auricolari, corre e basta, senza respirare dalla bocca, ma ha un suono delicato dalle narici.
Si gira, e mi sorride.
Denti perfetti, come se fossero renderizzati con Autocad, e forse è l’immaginazione, ma ci vedo un brillantino su un incisivo superiore. Forse.
Il viso è appuntito, con le guance leggermente tirate mentre sorride e due fossette si creano sotto gli occhi scuri che sorridono anch’essi. Solo un piccolo neo tra un sopracciglio e la sommità del naso, rompe una simmetria perfetta di quel volto. E’ quel modello di bellezza che vediamo spesso in televisione.
Ma che ci fa di fianco a me?
Per qualche centinaio di metri corriamo affiancati, ed il suono delle sue scarpette è sincronizzato col mio. Stimo che sia alta (o bassa, dipende dai punti di vista), come me, quindi la falcata è quella.
Siamo sincronizzati.
Io, lei e questo tramonto splendido.
Jason Mraz l’ho fatto tacere da un po’, per evitare che mi suggerisca dei comportamenti non adatti alla situazione. Non è questo lo scenario per essere audaci. E che senso avrebbe?
Il tempo si ferma.
La strada raggiunge un bivio.
Solitamente io tiro dritto, per fare l’anello da otto km. Se prendo al deviazione diventa un dodici km.
Lei cosa farà?
Poche decine di metri prima lei si sposta verso il bivio. Inutile seguirla.
Prima di staccarsi definitivamente dalla strada principale si gira e mi sorride, e mi fa un saluto con la mano. E’ un saluto sincero, voluto.
Io la seguo con lo sguardo solo per qualche istante, e provo qualcosa di vagamente simile alla malinconia. Guardo di nuovo avanti: ho la mia strada da percorrere, il mio circuito.
D’istinto mi giro di nuovo verso il bivio e lei è scomparsa. Introvabile allo sguardo.
Me la sono immaginata?
Ridò vita all’MP3 e mi rimetto gli auricolari, e Zucchero Fornaciari mi canta nelle orecchie che viviamo una “Wonderful Life”.
Aggiusto l’andatura, e cerco di respirare in maniera più sincronizzata con le falcate. Un occhio all’orologio: tra dodici minuti sarò a casa.
Il rosso all’orizzonte è scomparso, nel cielo occhieggiano i primi pianeti e un paio di stelle, e la luna è crescente.
Forse Zucchero ha davvero ragione.

3.9.08

Bingo! (quasi...)

Con una certa sorpresa e soddisfazione il mio romanzo è stato recensito da RID: Rivista Italiana Difesa. Questa rivista è IL riferimento in Italia in fatto di Geopolitica, Tecnologie Militari e Storia Militare. Gli addetti ai lavori la conoscono molto bene, in quanto il suo direttore, il Dott. Andrea Nativi, apre sempre la rivista con degli Editoriali che "fanno tendenza" nel mondo della Difesa italiana. Il Dott. nativi è anche spesso in TV e in radio, quando si tratta di rispondere a quesiti di carattere tecnico e politico su temi di tecnologie applicate alla Difesa e Geopolitica.
Quindi, eccomi che sul numero di Agosto di questa prestigiosa rivista, mi ritrovo la seguente recensione (cliccateci sopra leggerla):
Beh, per essere un emerito sconosciuto, e senza "raccomandazione politica dietro le spalle", incassare una competenza dietro i dettagli tecnico-operativi da RID, non è cosa da poco. Sulla questione dialoghi direi che chi ha stilato la recensione non incontra il mio stile di caratterizzazione dei personaggi attraverso i dialoghi (dettaglio che è apprezzatissimo dai lettori del romanzo che mi scrivono commenti via email). Ma è una questione di gusti.
Che dire? Recensioni positive spontanee del mio romanzo, ormai, se ne trovano in internet, e ne sono felice e grato a chi le ha redatte. Però mi sono concesso di pubblicare questa recensione di RID perchè rappresenta un "passaggio obbligato di giudizio" per uno scrittore esordiente che tratta di questi argomenti.
Ok, questa è passata, e neanche malaccio. Vediamo il prossimo gradino da affrontare...

30.8.08

"La Giusta Decisione" & friends


...Torniamo a parlare del mio romanzo.

Oggi ho avuto modo incontrare sul campo (di tiro) la persona che mi ha ispirato il personaggio principale del mio romanzo, il Tenente Matteo Giuliani (nome di fantasia del personaggio).
E' stata anche un'occasione per dargliene una copia (tra i miei impegni ed i suoi di "lavoro" non è facile beccarlo).
Una bella occasione per incontrarsi di nuovo fare due chiacchiere.
Per coloro che hanno già letto il romanzo, spiacente di non pubblicare una foto "in chiaro", ma non posso.
Vorrei altresì precisare che questa persona ha solo indirettamente ispirato dal punto di vista della descrizione fisica del personaggio di Matteo e basta e non ha assolutamente collaborato alla stesura del romanzo. Tutte le azioni e i dialoghi che si attribuiscono al personaggio sono solo frutto di fantasia per dare "colore" alla narrazione e per tratteggiare un profilo psicologico fittizio. Un romanzo è pur sempre un'opera di fantasia e fatti e persone che vengono citati in esso sono una pura casualità.
Pubblicare le foto delle varie persone del IX° che hanno ispirato il romanzo?
Beh, adesso non esageriamo.

PS io sono "piccoletto", ma lui è "enorme"...

29.8.08

“What goes up, Must come down”.
E’ una legge dell’Universo.
Il mio periodo di assoluta serenità non è scomparso, semplicemente si è preso una pausa.
Se tutto in Natura va a cicli, sono in una fase discendente, di umore, di energie, di fisico.
Niente teorie su Bioritmi o altre spiegazioni parascientifiche. Questo periodo era prevedibile, ma non previsto.
A volte le cose cambiano in fretta, molto in fretta.
Razionalmente possiamo accettare i cambiamenti, possiamo dire che erano anche non inaspettati, eppure nell’Animo, quando arrivano colpiscono, e non fanno prigionieri, specialmente se si crede di avere una coscienza che ha un’ottima memoria.
Però accettiamo tutto.

Si soffre più per parole che non si sono dette, o per quelle che abbiamo pronunciato?
Si soffre magari per uno sguardo che non si è mai visto nella realtà?
Si soffre per l’opinione che gli altri, che crediamo di conoscere perfettamente, hanno di noi?
Certo. E tanto.
Però abbiamo la nostra quotidianità: il più potente antidoto per i tormenti dell’anima.
Il nostro lavoro, la burocrazia di tutti i giorni, gli impegni domestici, i rapporti con persone neutrali… Potentissimi antibiotici ad ampio spettro contro i dolori, le delusioni, i sensi di colpa.
E’ possibile avere un rapporto con la gente assolutamente normale, mentre dentro noi vorremmo urlare?
Certo. Lo fanno tutti. Tutti i giorni. E la voglia di urlare sopisce di conseguenza.
A volte bisogna sopprimere l'istinto, per non generare maggiori dolori.
Anestetizzarsi la coscienza per vivere meglio?

Perchè no?
In fondo non è difficile: è semplicemente insopportabile.

Passerà.

21.8.08

...Soffermati sulla cima


Soffermati sulla cima.
Non c’è fretta: ci sei arrivato.
Appoggiati a riprendere fiato, più che altro con la mente, e guarda.
Guarda la valle, guarda le montagne.
Ce ne sono di più basse, ma anche di più alte, che sono ancora da scalare.
Però sei arrivato fin qui, sulle tue gambe, con il tuo zaino.
Scordati di tutto, perché il tempo per preoccuparti d’altre cose ne avrai in abbondanza domani, dopodomani e nei giorni a seguire.
Hai visto dove sei riuscito ad arrivare?
Non è poco se ci pensi.
Non è molto se cerchi sempre e solo la felicità.
Allora goditi quello che hai ora, prendendoti una piccola pausa.
Soffermati sulla cima.
.
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Non riesco a smettere di ridere! Mi sono immaginato di scrivere un paragrafetto stile “New Age” / “Iper-motvatore per gente depressa cronicamente” e, utilizzando una mia recente foto che ho fatto nella mia amata Val di Fiemme come ispirazione –ricchi premi a chi indovina dove l’ho scattata-, mi sono messo a scrivere le parole più ridicole che mi venivano in mente. Magari per qualche secondo vi siete sentiti toccati da queste mie frasi? Beh, allora siete messi male! :-D
Se invece vi siete messi a ridere, va tutto bene: siete normali.

Scusatemi, ma tutte le volte che ho preso in mano libri più o meno di questo genere, tipo “La Profezia di Celestino” et similia, ho sempre sghignazzato come uno scemo. La felicità non esiste, ma si possono avere degli stati d’animo assolutamente sereni, come nel mio precedente post, e sono cose che auguro a tutti. Ed è vero che nella maggior parte dei casi, questa serenità, dipende esclusivamente da come interpretiamo le cose che ci accadono.
Ma torniamo a me.
Cambiato lavoro poco più che un mese, ricordavate?
E come mi trovo?
Beh, è il classico lavoro dove l’orologio è un oggetto inutile: sai quando inizi, ma finisci solo quando le cose “sembrano funzionare”.
Non di rado torno a casa alle nove di sera.
Sostanzialmente l’azienda è formata da una squadra di nove persone, ognuna specializzata in un abito informatico specifico, e ci sentiamo solo via cellulare. Io ho conosciuto di persona solo quattro colleghi, ma c’è gente dentro da un anno che deve ancora conoscerli tutti…
Ognuno ha i suoi compiti, e spesso un cliente vede passarci a rotazione a seconda dell’intervento che c’è da fare sul suo sistema informatico. Il centro nevralgico dell’azienda è il capo, che ha la consapevolezza istantanea della posizione geografica e dei compiti da svolgere di tutta la squadra. Il tutto senza mai prendere un appunto scritto: va tutto a memoria. I miei colleghi mi hanno già detto che ciò ha portato in passato a qualche situazione paradossale da gestire… Altra caratteristiche del capo è che ti assegna il compito da seguire un giorno per l’altro. Nessuna pianificazione reale settimanale o di più di due giornate. Quindi, verso le 18 di ogni giorno, si aspetta la chiamata che ti dice dove andrai il giorno successivo. Per questa caratteristica ho dato il nomignolo di Damocles al mio capo. Sentendo gli altri ragazzi, direi che sono quello che ha dato il soprannome più “elegante” :-D

21.7.08

Una sera di mezz'estate...

La felicità è uno stato della mente?

Si, ne sono convinto. E sono anche convinto che serve poco per raggiungerla, per un pochino di tempo.

Sono da poco passate le dieci, sono sul mio balcone con il mio notebook preferito e un calice di vino rosso fermo, sulla sinistra.

L’aria è fresca: ci saranno temporali nell’aria, i grilli cantano e i vicini del palazzo di fronte hanno quasi tutte le luci del loro appartamento accese, ma non rompono le scatole. Ogni tanto passa un’auto, ma non alla solita velocità pazzesca. Sembra quasi quell’atmosfera di silenzio che si ha nelle zone urbane quando gioca l’Italia. Ma non mi sembra che stasera ci siano partite particolari. Il mio tip-tap sulla tastiera è quasi maleducato, fuori tempo –troppo frenetico- per inserirsi nella sinfonia lenta di questa sera di mezz’estate.

Stasera ho avuto un’ottima cena con Ilaria –ottima nel senso di rilassata e di comunicazione, oltre che di cibo gradevole-, oggi sul lavoro nuovo ho smosso delle belle grane in una grande azienda alimentare della città, e domani ne dovrò affrontare altrettanto: lunedì prossimo iniziano la campagna stagionale dei pomodori, e il sistema informatico DEVE funzionare. Il mio primo romanzo continua a vendere, senza neanche farci della gran pubblicità, e nel mentre ho avuto un’idea per un altro romanzo (oltre quello del post precedente). Voglio le giornate di quarantotto ore. Sono tranquillo, e non è abbastanza il vino che è nel calice per generare tale sensazione. Penso semplicemente di essere nel mezzo di quei cicli dei bioritmi in fase positiva. Non è cambiato niente dalla settimana scorsa, eppure vedo tutto positivo. Migliorabile, sicuramente, ma positivo. Sono in contatto con gente invece, che è nel mezzo di crisi esistenziali e/o lavorative terribili, e decisamente, sarebbe bello poter davvero immagazzinare la positività di una persona, e poterla donare ad un altro. Altro che approccio verbale: beccati ste’ due Duracell de positività!

Non ho pregato. Non seguo più nessuna filosofia orientale da tempo. Non mi sono imposto nulla. Non mi faccio di serotonina. Eppure sono qui che faccio fatica a non sorridere se vedo all’orizzonte lo spettacolo dei lampi di un temporale notturno che si avvicina. Scruto con ingenua curiosità quello che s’intravvede dalle finestre dei miei vicini: parlano? Guardano la tv? Si preparano ad andare a letto? Saranno in uno stato di pseudo-contentezza come me, oppure avranno i maroni girati a manetta?

Non è cambiato nulla, e sono felice, motivato e creativo. Penso di capire cosa intendeva dire Mirò quando diceva che doveva ritirarsi in campagna per dei mesi per poter creare in serenità.

Che dire?

Scrivo ancora una paginetta del romanzo e poi me ne vado a letto. Nella speranza che anche domani sia di benedetto da questo stato della mente.

Alzo il calice a te Lettore di questo Blog, e ti dedico l’ultimo sorso di vino. Ripeto: ci vuole poco per sentirsi accarezzati dalla serenità, basta essere in pace con sé stessi, moderatamente sinceri con gli altri e non intestardirsi con la vita. Lasciate fluire i pensieri, le emozioni, l’Energia (se credete a discipline bioenergetiche). Azz… tra un po’ mi metto a scrivere un decalogo New Age pure io… :-D

Senza però scordarsi di chi attualmente sta peggio di me, e che nelle mie parole, ogni tanto, trova conforto:
CLAUDIA, NON MOLLARE. MAI.
Dormi serena: domani è un giorno tutto da costruire.
Buonanotte.

14.7.08

Ci risiamo...

Altra scintilla tra due neuroni, e nonostante tutto (varie promesse che mi ero fatto), sono sotto a scrivere un nuovo romanzo.
Romanzo... Raccontone lungo.
Mi ero proposto di non finire nella trappola della scrittura finchè non avessi stretto qualcosa con la Casa Editrice con La Giusta Decisione, ma dialogare con i loro vertici d'estate, è alquanto difficoltoso. Vacanze tre mesi all'anno, altro che crisi delle vacanze degli italiani...
Così, come una mezza scommessa con una paersona, mi sono messo sotto a scrivere una commedia romantica.
Si, avete letto bene.
Io penso che un grafomane all'ultimo stadio, come il sottoscritto, debba essere flessibile. Deve essere in grado di scrivere un po' di tutto, con una sua ovvia impronta distintiva... Ma non ho mai visto di buon occhio quegli scrittori (universalmente famosi), incapaci di scrivere qualcosa di diverso da quello che fanno. Certo, a volte hanno dei pesantissimi vincoli contrattuali con la casa Editrice, la quale dice: OK, tu VENDI scrivendo di XYZ. Non provarci nemmeno a sputtanarti a scrivere di YXZ. Nel momento in cui XYZ ha riempito le scatole ai lettori, e non vendi più, forse prendiamo in considerazione l'idea di farti scrivere di YXZ. Al limite con uno pseudonimo.
Così, ispirato "da una storia vera", in questi giorni sto buttando giù, nei ritagli di tempo, i primi capitoli di questa storia.
I miei "beta testers" saranno solo ed esclusivamente donne.
Più precise ed affidabili, di qualsiasi lettore maschio (quest'ultimo, in generale, si fa troppo trascinare dalla storia, senza analizzare bene il contenuto).
Per le prime decine di pagine scritte, direi che ho raccolto consensi, e non va male, per essere la prima volta che mi cimento con questo genere letterario.
Caratterisiche principali: sarà corto, una lettura "stacca cervello" e cercherà di dare uno spaccato di una società giovane odierna.
Si, certo: esattamente come TUTTI i libri che ora popolano gli scaffali delle librerie.
C'è un motivo se certi tipi di letteratura ha successo.
Sono tutti racconti con la stessa matrice, fateci caso.
Il giovane, il suo gruppo, la società, come si sente giudicato, come giudica la realtà che lo circonda.
I suoi amori, le sue sfortune le sue speranze...
Ve ne vengono in mente di titoli, vero?
Anche di successo. Anche tramutati in film.
Ne escono tutti i giorni, anche in questo momento che state leggendo queste righe.
Eppure hanno un mercato.
Perchè?
Perchè ogni autore rappresenta un universo a sè.
Un'estrazione diversa culturale, regionale, anagrafica...
Quindi, nell'immenso tritacarne dell'omologazione narrativa, ecco che abbiamo tanti esempi di diversità apprezzabili.
Anch'io ci provo.
Vedremo che ci verrà fuori. Ma vi confesso una cosa: Mi sento fortunato. ;-)

2.7.08

E' così.

Un classico.
Due post in una volta dopo quasi un mese di silenzio.
Domani grande svolta lavorativa: il primo giorno con un nuovo incarico che mi terrà parecchio occupato durante la giornata e mi porterà a zonzo per tutto il nord italia, seguendo le urla di dolore generate dai Server realizzati da Bill Gates.

Vedremo.

Eccitato? sicuramente. Sei contento? Si. Sei felice? NO.

...E tutto perchè ho impachettato il mio notebook un'ora fa.
A volte sganciare un cavo di rete da una scrivania, significa molto di più che perdere momentaneamente la connesione ad Internet...

...Per cinque minuti


Finalmente!

Come non facevo da tempo!

Una rimpatriata tra amici che non si frequentano da anni, un’escursione di più di un giorno in una delle zone naturalistiche più belle ed isolate d’Italia, e tutto che fila (quasi) liscio!

Non nascondo mai la mia propensione per il trekking, però come tanti amanti di quest’attività, o dell’outdoor in genere, gli impegni quotidiani limitano al massimo le uscite di più giorni.

In questo caso specifico, dalle “nebbie del tempo”, un mio caro amico, che chiameremo per rispetto della privacy “Filippo” ;-), mi contatta per lanciare questa idea:

“Ehi, perché non ci facciamo una bella zainata dal punto X al punto Y? Tre giorni e si fa tutto”.

Il punto X ed il punto Y sono collegati, per la via breve per un sentiero del CAI denominato 00: ovvero un percorso che si snoda sul crinale del gruppo dell’Appenino Tosco-Emiliano. Lo si può ammirare, questo maestoso gruppo montagnoso, dall’autostrada A12 quando si è sul tratto tra Massa e Viareggio.

Fare un’escursione in estate, con le temperature che ci sono adesso, con zaino affardellato per la notte, stando su un crinale e basta, significa, come si dice in gergo “leccare il sole”. Sui crinali non ci sono zone d’ombra. E il consumo d’acqua è elevato per forza di cose. La prima obiezione che ho sollevato è stata: “quanta roba ci può sta dentro gli zaini, oltre l’acqua?”.

Ma Filippo non è persona che si perde d’animo. Ho sempre ammirato le persone ottimiste: spesso lo prendono in quel posto, ma sempre con un sorriso, o sdrammatizzando… come li invidio!

“Frank, non ti preoccupare, 5 litri d’acqua e ce la caviamo”. Vedo già gli occhi strabuzzanti di chi ha gia fatto certe cose a leggere queste righe. ;-)

Purtroppo (o per fortuna) per motivi di lavoro non posso essere del gruppo per i tre giorni (venerdi, sabato e domenica), quindi mi metto d’accordo per un rendez-vous.

Il gruppo, quasi me lo scordavo… Oltre a Filippo, abbiamo altri suoi due amici: Il Cocco ed il Peo. Per gli amici che leggono questo Blog e che abitano al di sotto Bologna ed oltre: certi nomignoli in Emilia sono comunissimi, e la loro etimologia è spesso contorta da spiegare per chi non è del posto. Sostanzialmente si tratta di storpiazioni del cognome con regole fonetiche particolari.

Il Cocco è un 29enne dai tratti somatici da Norvegese doc, mentre il Peo è un 23enne alla sua prima uscita “seria”. Io e Filippo saremmo stati gli “anziani” del gruppo, dato che siamo coetanei.

Ci si mette d’accordo telefonicamente dove al mattino del secondo giorno d’escursione dovrei incontrarli: un po’ meno che a metà strada. La copertura GSM della zona non è garantita, quindi non avendo al sicurezza di potermi chiamare ci si mette d’accordo che chi primo arriva aspetta l’altro. E’ mercoledì.

Il venerdi, dopo una trafficata giornata di lavoro, mi squilla il telefono alle 18.30. E’ Filippo: ha trovato una zona coperta dal segnale.

“Frank…ciao. Qui è bellissimo. Giornata stupenda, un sole magnifico, visibilità ottima. Stiamo tutti bene e… abbiamo finito l’acqua”. Cinque litri in un giorno in quelle condizioni, sono più verosimili che cinque litri per tre giorni… Così il rendez-vous cambia del mattino successivo, e loro scendono per andare a fare acqua in un rifugio attrezzato. Meglio per me, mi accorcia la camminata per raggiungerli.

Lo zaino lo aveva già preparato e pesato da due giorni (manie che possono comprendere solo chi fa un certo tipo di trekking). Il peso che ho raggiunto distrugge la regola aurea “del terzo”. In generale si dice che per una persona che ha una vita sportiva attiva, ma senza un allenamento specifico per la montagna (che è una scienza sé), non dovrebbe trasportare uno zaino che supera da 1/3 il suo peso corporeo. Il rischio è di un affaticamento precoce.

“Ma cosa vuoi che sia per in pratica neanche due giorni…” Una frase che avrei pagato caro…

Arriva sabato mattina, e bello carico (in tutti i sensi) parto per raggiungere il gruppo. Per evitare figure del cavolo con l’acqua mi zavorro con otto litri d’acqua. Mi aspettano quarantacinque minuti di percorso con un dislivello di neanche duecento metri da fare. Dopo i primi venti minuti di marcia la regola del 1/3 si materializza e mi tamburella su una spalla e guarda un cronometro: sta solo aspettando che scoppi. Arrivo al punto d’incontro ed incontro i ragazzi che, vuoi per il fatto che hanno appena mangiato e bevuto, oppure per puro orgoglio maschile, sono freschi come delle rose. Via! Si riparte per raggiungere il crinale. Arrivati in quota, abbastanza bene, la struttura geometrica del mio zaino mi fa capire quando idiota sia chi lo ha progettato ed io a sceglierlo per questa attività specifica.

Il mio zaino, di una nota americana conosciutissima dagli operatori di Forze Speciali occidentali, è un gioiello di design. Tre scomparti che si aprono offrendo sub-scomparti interni pre-sagomati per radio, torce elettriche tattiche, biro, retine interne con zip porta oggetti di piccole dimensioni, cinghie interne per comprimere eventuali capi di vestiario, ed immancabile vescica da tre litri con tubo per la bocca sullo spallaccio, che è il marchio di fabbrica di questo zaino. Sostanzialmente non ci sta dentro un ca$$0. I separatori interni sono un intralcio per piazzare dentro oggetti che non abbiano una morfologie e standard militare. Inoltre, grandissimo difetto, lo zaino si espande in profondità, e non in verticale, allontanando il baricentro dello zaino da quello della persona che lo indossa. Se poi aggiungiamo il fatto che ho applicato esternamente allo zaino delle borracce per l’acqua, dato che dentro ai vani non ci stavano, avevo creato un efficiente cilicio tecnologico e costosissimo per la mia schiena durante la camminata. Fino alla precedente uscita avevo sempre usato con soddisfazione un verdastro zaino ALICE americano epoca vietnam, che è in sostanza un saccone, con tanti sacchetti cuciti sopra e un telaio d’alluminio esterno rigido. 90,00 € e ti porti dietro la casa, come vuoi tu, e senza menate di scomparti. No! Io volevo fare il figo. Volevo testare questo zainone nero (bleaahhh il verde oliva…) che mi era arrivato dall’America quasi un anno prima, e non aveva mai visto più di quattro ore di camminata… Filippo ed il Peo avevano l’ALICE…

Inutile raccontarvi il resto dell’escursione, assolutamente che rifarei (con un altro zaino). Si, ho faticato molto, ho pagato totalmente sulle mie gambe la forza ed il peso dello zaino, ma ci sono arrivato in fondo. E, bestemmie a parte, dolori sordi ai muscoli, piaghe alle piane dei piedi, sete senza fine, zanzare maledette… Quando ci si “sveglia” all’alba e si esce da una tenda bagnata dall’umidità della notte, in mezzo al “nulla” di un’anonima vallata appena sotto il crinale… Tutto è ripagato. Rocce, cespugli appiattiti dal vento, un cielo azzurro perfetto, silenzio assoluto e il sole che sorge da un tappeto soffice di nuvole che nascondono la vallata. Dove forse potresti vederci delle strade, delle case piccolissime. Invece no. Ti vengono nascosti i segni dell’uomo, e ti rendi conto che sei in un posto che per qualche secolo è rimasto intatto. Puoi essere in qualsiasi epoca, e tu sei lì. La punta del monte che si colora d’arancione mentre il sole continua a salire e tu sei nel cono d’ombra fresco, ma non freddissimo, della valle. Riesci ad apprezzare tutto questo, anche se non hai chiuso occhio per tutta la notte causa collega di tenda che russa come un M1 A2 Abrams. Riesci apprezzare tutto questo anche se saluti Filippo con una bestemmia di prima mattina. Sono ricordi che affiorano quando sei a casa. Che ti investono la mente mentre li descrivi per gli altri, ad esempio. Come sto facendo io ora. E quindi ci si scorda che alle sei del mattino, in quella valle, le zanzare già ti saltano addosso per bucarti i vestiti, che devi fare una colazione asciutta al volo, e che devi riprendere lo zaino in spalla, e sai che ciò ti procurerà dei dolori allucinanti in tutto il corpo. Però si fa.

E si pensa sempre a quando sarà la prossima volta.

Perché io voglio essere egoista: voglio godermi in santa solitudine mentale quel panorama con le nubi nella valle.

Voglio esserci solo io, e pensarmi lontano da tutto.

Per cinque minuti.

Il Cocco ed il Peo. Il Peo ha questo senso dell'uniforme Vintage. Una bella uniforme US Army diretamente dalla fine degli anni '60...

Questa foto non rende giustizia al drammatico zaino che avevo sulle spalle...

Filippo. I puntini sono delle zanzare da alta quota. Il surriscaldamento globale porta anche queste cose. Almeno così dice Al Gore...
Non so.. a volte la gente in foto viene fuori davvero male...

Un sentiero battuto... come no...


Il Cocco che ride! Cosa rara... Forse perchè sono le sei del amttino e BISOGNA rimettersi in marcia?

Si, ne è valsa la pena... E qusta foto (come tutte le foto di paesaggi) non rende assolutamente l'idea...

6.6.08

Google & Amici

Una mia amica nel suo blog ha discusso di un argomento tecnicamente molto banale, quanto sottovalutato dalla maggior parte delle persone: quanto siamo "indicizzati" dai motori di ricerca Internet? (nella fattispecie Google)
Nel suo episodio specifico narrava che, a distanza di pochissimo tempo, due suoi conoscenti delle elementari (che non vedeva più 24 anni) l'avevano contattata via email. Così, dal nulla. Questi due signori avevano digitato su Google il nome di questa mia amica, nella speranza di trovare informazioni che portassero ad un recapito: un indirizzo, un telefono, un'email.
La mia amica, essendo presente su numerose pagine web di design e Fantasy, aveva in effetti un'email pubblicata di sua proprietà. Così seguendo il più classico dei copioni dal film "Manuale d'Amore 2", ovvero, se tutto fallisce nel presente, precipitati a trovare le vecchie amicizie sepolte dal tempo. Solitamente il limite imposto è le scuole superiori, ma mai dare delle regole ai sentimenti!
Come una reazione spontanea, ovviamente, lo stesso desiderio di "googlare" i miei "amici che furono" delle elementari e delle medie divenne impellente.
Che cosa spunta digitando il mio nome con Google, ne sono ben conscio, anzi la mia indicizzazione è abbastanza corposa, e la cosa mi fa solo relativamente piacere. Essere uno che in una paginetta web amatoriale (quando ancora si chiamavano Homepages) ha messo il proprio nome e cognome nel 1996, mi ha scolpito permanentemente negli archivi do Google.
Puoi anche togliere la pagina, ma rimangono in giro varie Copie Cache di essa...
Il solito articolo, falsamente spacciato per rubrica di cultura informatica su di un noto quotidiano italiano online, un paio di anni fa, riportava di una moda tutta americana di dare il rating di una persona in base ai risultati di una semplice ricerca Google del nome/cognome o poche altre parole chiave in più. Più risultati hai, più "conti".
Io conto più di alcuni famosi registi italiani emergenti, secondo questo metodo... Peccato che io Cannès non so manco di precisissimo dov'è.

A parte queste note di colore, essere rintracciabili in Internet con facilità (già, perchè se usiamo un motore di ricerca Deep Web, si possono ottenere informazioni praticamente su tutti, se certi siti governativi non sono programmati con certi standard) è una scocciatura.
Io, in queste settimane, sto pagando lo scotto di essere così indicizzato, poi magari, a cose fatte, tra qualche anno ed a grandi linee, vi spiegherò cosa sto passando or ora.

Torniamo ai miei amici.
Ho provato anch'io a digitare con Google il nome ed il cognome del mio migliore amico delle medie. Roberta D.
Si, in un'epoca in cui la sessualitá nei dodicenni era un istinto quasi latente e difficilissimo da interpretare (al contrario di adesso), il mio "amico" -ovvero il compagno di banco di tre anni-, era una ragazzina. La prima risposta che mi fornisce google è di una persona con lo stesso nome che vende suoi dipinti su Ebay. Verifico le inserzioni. Sono di Parma. Roberta già alle medie era molto dotata nel disegno, e nelle ore di Educazione Artistica dava il meglio di sè, quasi eguaglaindomi in bravura ;-).
Con tutta probabilità è lei. Vedo suoi quadri, che vengono venduti a diverse centinaia di € al pezzo. Non male. Quadri ad olio con soggetti surreali, solitamente dei bambini. Tinte piene, intense. In un quadro dominano le tonalità del blu, in un altro del giallo.
Bimbi sorridenti, bimbi pensierosi, i protagonisti delle sue tele. Robby, sei diventata davvero un'artista!
Un sentimento di dolcissima malinconia mi prende quando penso a quegli anni spensierati.
Provo con il nome di un'altra persona con cui avevo legato molto: Giacomo B.
Su Parma esce che un omonimo lavora per l'ufficio sicurezza di una grande azienda della zona, ed è ingegnere civile. Email, interno dell'ufficio. Però... Beh si in effetti coi numeri aveva dimestichezza Giacomo e sopratutto i genitori gli imponevano una rigida disciplina di studio. Proviamo con altro: Marco L.
Immediato il risultato: un suo profilo, pubblicato nel sito aziendale. Sembra che sia in uno studio associato di ingegneria. E' lui: nel suo profilo c'è indicata la città di nascita, che non è italiana (lo sapevamo tutti in classe che era nato fuori dall'italia...). Ingegnere civile pure lui: e bravo Marco.
Era molto bravo alle medie pure lui, e aveva una memoria molto efficiente. A tredici anni sapeva rispondere istantanamente sulle capitali del mondo.
Afghanistan? Kabul! Giappone? Tokyo! Iraq? E dov'è? Vicino all'Iran... Ma dove?! Beh, è Baghdad... Credo.
Beata ignoranza...

Ok quelli bravi scolasticamente sono su Google. Inserisco il nome di una ragazza che a quei tempi badava più ad imitare Madonna che a studiare. Nulla. Risultati incoerenti.
Provo un'altra combinazione. Nulla. Provo in Deep Web. Niente.
Non sarà mica morta? :-(

E' un gioco pericoloso, si sa. Questi sono comportamenti che si sa già dove portano. Una mia amica è diventata un'artista che vende le sue opere, altri due sono ingegneri. Ed io?
Il meccanismo del confronto scatta in automatico. Loro hanno fatto più carriera di me...
Certo, sono convintissimo che se fossi un miliardario felice (che è cosa diversa da un "felice miliardario"), manco avrei provato a fare questa ricerca con Google.
Se le cose nel presente non ci soddisfano al 100%, direi che è normale cercare soluzioni nel passato. Normale è diverso da Utile.
Vi chiedete se ho contattato questi amici che rintracciato via Google?
No.
Se era destino che fossimo restati amici, non è certo Google che può forzare la Sorte.
Credo ancora agli incontri casuali, avendo provato almeno due volte in vita mia due situazioni degne da commedia romantica, basate sulla pura casualità, modello "1 possibilità su un 1.000.000". Ma queste sono altre storie... ;-)

1.5.08

Ci sono... Ci sono...

Eccomi qua dopo una "pausa mentale" forzata.

Che periodaccio.
Qualcuno che mi è accanto da anni dice spesso: "Non è un bel periodo da quando ho memoria".
Questione di come si affronta la vita o la sfiga esiste?
Bella domanda. Direi che non sono il primo a porla all'Universo, anzi, mi sa che la prima volta è stato qualche milioncino di anni fa, quando il primo Homo Erectus si è beccato in testa un nodoso ramo che è si staccato da una pianta alta 15 metri, e lì è scattata anche la prima bestammia: "Porco Sole che sorgi tutti i giorni, ma proprio sulla mia capa doveva atterrare questo ramo!?".

In questo periodo nero (anche se il "nero" è, nella fisica, assenza di attività elettromagnetica visibile) me ne stanno succedendo di tutti i colori.
Non entro nei dettagli perchè non ha molto senso, ma giusto per far capire che, personalmente, sono dell'idea che la SFIGA esiste.
Ho scoperto che certa gente è più suscettibile di quanto sembri, nonostante la matura età anagrafica che rappresentano.
Sono incalzato dal fatto che in qualsiasi momento della vita bisogna essere pronti e scattanti a cambiare tutto, peccato che il "tutto" non collabori con la stessa velocità della nostra capacità di decidere.
Sono sempr più convinto che nulla nella vita può essere dato per "granted" (e prendetevi un dizionario d'inglese...).
Ma sopratutto, nonostante tutto, sono un fottuto ed inguaribile ottimista ben informato (ovvero, un pessimista col sorriso).
Detta questa sequela di idiozie, posso sbilanciarmi a dire che se per N post non ho più parlato del mio romanzo, è perchè mi sono imposto di non parlarne più per sacra e pure scaramanzia (TACK! gesto apotropaico tipico del maschio latino).
Ma dopo che mi sono deciso a rompere una delle regole auree degli scrittori esordienti... ovvero prendere una cornetta e comporre il numero diretto di "una redazione editoriale", ho acnora la certezza che qualcuno, abbastanza in alto nella catena decisionale degli eventi di pubblicazione, si sta dilettando a leggere le avventure dei miei personaggi.
Guardando blog vari di autori italiani, più o meno miei coetanei, salta fuori che li hanno selezionati in 3 tre mesi scarsi, altri in un anno e mezzo.
Io sono ancora a livello "gravidanza in tempi naturali".
Solo un consiglio, miei cari autori esordienti, STATE LONTANO DAI TELEFONI.
A volte le risposte sono un po' brusche... ;-)
Who Dares Wins!
(...speriamo bene)

11.4.08

Non sapete nulla di me.. ;-)

Qualcuno mi ha detto: ma scrivere di te stesso su di un Blog… non ti da fastidio? Non hai paura di violare volontariamente la tua privacy o fornire in giro inavvertitamente informazioni personali?
A dire il vero, se penso a meno di un anno fa, non avrei mai pensato di aprire un Blog e di tenerlo aggiornato un minimo. E confesso che leggendo alcuni Blog, il rischio sopramenzionato esiste, in certi casi. Io seguo la regola aurea dei Blog che è: “racconta di te stesso quanto saresti disposto a farlo ad uno sconosciuto in un autobus”. Rende l’idea. Però io sono testimone vivente di una cliente che durante la discussione dell’acquisto di un notebook, in meno di dieci minuti mi aveva già detto quanti anni aveva, dove abitava, che si era appena lasciata dopo sette anni di convivenza col suo fidanzato, che studi aveva fatto e dove lavorava attualmente. Senza che io avessi chiesto nulla. Vabbeh, casi estremi, questi.
Però, riflettendoci, per come sto portando avanti il Blog, e per come ho intenzione di portarlo avanti… Non penso che violerò più di un tanto la mia privacy (a cui tengo abbastanza).
Qualcuno ci sta già “ricamando su” quanto scrivo su questo Blog e nei Forum dove sono attivo, e i miei relativi siti.
Ma sono convinto, che possono anche avere un’idea della mia vita, del mio passato (ma giusto “un’idea), ma non possono conoscermi veramente come sono. Non lo sa chi mi consoce da una vita…In tal senso, mi avvalgo del testo di una carinissima canzone di Sting, tratta dall’album Ten Summoner’s Tales (l’ultimo album di quando ancora sapeva fare canzoni “sue”). Il brano è ‘Nothing Bout Me. Ed esemplifica esattamente il mio approccio ai Blog e alle informazioni che do di me stesso su Internet.Per chi ha letto il mio romanzo, sa benissimo che succede la stessa cosa anche per il protagonista… ;-)

"Epilouge (Nothing 'Bout Me)"
Lay my head on the surgeon's table
Take me fingerprints if you are able
Pick my brains, pick my pockets
Steal my eyeballs and come back for the sockets
Run every kind of test from A to Z
And you'll still know nothing 'bout me
Run my name through your computer
Mention me in passing to your college tutor
Check my records, check my facts
Check if I paid my income tax
Pore over everything in my C.V.
But you'll still know nothing 'bout me
You'll still know nothing 'bout me
You don't need to read no books on my history
I'm a simple man, it's no big mystery
In the cold weather, a hand needs a glove
At times like this, a lonely man like me needs love
Search my house with a fine tooth comb
Turn over everything 'cause I won't be at home
Set up your microscope and tell me what you see
You'll still know nothing 'bout me

Non sai ancora nulla di me
(mia libera traduzione)
Esamina la mia testa in sala operatoria
Prendi le mie impronte digitali se ce la fai
Esamina il mio cervello, esamina le mie tasche
Portami via gli occhi e non scordar i calzini
Fai ogni test dalla A alla Z
E non sai ancora nulla di Me
Cerca il mio nome nei database
Menzionami al tuo insegnante di scuola
Controlla la mia fedina, controlla le mie scartoffie
Controlla se pago le tasse
E butta tutto dentro nel mio CV
Ma ancora non sai nulla di Me
Non sai ancora nulla di Me
Non devi cercare mie biografie
Sono una persona semplice, dov’è il mistero?
Quando fa freddo una mano ha bisogno di calore
E in certi momenti ,uno come me, ha bisogno d’amore
Rivoltami la casa con uno stuzzicadenti
Rovista dappertutto, tanto non sarò in casa
Prepara il microscopio e dimmi cosa vedi…?
Che non sai ancora nulla di Me…

2.4.08

LAME, CHE PASSIONE!

Lame, che passione.
Ah, si?Chi mi conosce sa che “mi piacciono i coltelli”. Chi mi conosce in modo approfondito sa che non ne faccio una ragione di vita, chi mi conosce “da sempre” sa anche che è una passione relativamente recente.
Se non provate attrazione per i coltelli, lame in genere, non potrete capire questo post.Intanto iniziamo a gettare le basi del discorso: un bel coltello, inteso come oggetto ben rifinito, realizzato da un artigiano capace, e dotato di una certo “design”, non può lasciare indifferenti. Dal bambino, ad un adulto assolutamente al di fuori di qualsiasi argomento inerente alla collezione ed uso dei coltelli.
Il motivo non ve lo so spiegare nemmeno io. La gente con un approccio ingenuo alle lame, parla genericamente di “fascino dell’oggetto”. Un misto di timore rispettoso (<>) ed attrazione per l’eventuale valore commerciale che può avere.I più sofisticati, come in qualsiasi passione che si rispetti, possono perdere degli interi minuti a dichiarare per quale motivo il tale coltello/lama abbia un tale valore/fascino/utilità/storia, il più delle volte con congetture assolutamente personali ed infondate. Ma il bello è proprio questo… ;-)
Io sono un “”appassionato”” di lame atipico. Atipico perché me ne frego di tanti rituali, dettagli e studio della storia di certi tipi di coltelli/spade.Anzi, sono maledettamente monotematico: io posseggo qualche attrezzo tagliente, e tutti li ho usati a far qualcosa.Già che certi coltelli non te li regalano, e poi li devo tenere appesi… (qualcuno fa il discorso esattamente opposto: già che costano cari, se poi li rovino ad usarli..).
L’unico mio vezzo personale è che da dieci anni giro con un Leatherman PSTII alla cintura. Sempre e comunque, vacanze in America comprese.


Ma partiamo dal principio.A quindici anni, quando ho iniziato a fare del trekking degno di questo nome, decisi che mi serviva un coltello decente. In questa decisione complice un libro di mio fratello maggiore di sopravvivenza (tanto di moda alla metà degli anni ’80). Il libro era il mitico SAS Survival HandBook di “Lofty” Wiseman, ancora oggi pietra miliare sull’argomento, e che ha formato numerosi operatori delle Forze Speciali inglesi, ma anche di casa nostra. Al tempo, naturalmente a digiuno di qualsiasi nozione sul design dei coltelli, metallurgia e mercato delle lame, andai in giro in bicicletta nei negozi di coltelleria della mia città. Ero pienamente conscio della magrezza delle mie disponibilità finanziarie, ma ero anche assolutamente determinato a procurarmi coltello “Survival”. Per fortuna non avevo visto il film Rambo che era uscito (e aveva impazzato nell’immaginario collettivo) un paio di annetti prima. Ostentavo una forma di snobbismo nei confronti di chi aveva visto dei miei amichetti, accompagnato dai genitori, il film di Stallone. Un po’ come se un adolescente di oggi fosse fiero di non spedire manco un sms al giorno. Ma esattamente come un adolescente nel 2008 senza telefonino, i miei amici del 1985, mi facevano sentire diverso.Per “partito preso” odiai qualsiasi cosa che poteva essere ricondotto al concetto di “coltello di Rambo”. A tutt’oggi mi fa ridere, mi offende e mal tollero una persona che categorizza un coltellone tattico con la frase “ma cos’è? Il coltello di Rambo?”.


Quindi immaginate questa scena: dentro un negozio di coltelleria, a quel tempo gestito da un simpatico signore anziano, entra un bambinetto che nel pieno della sua voce pre-testosterone, chiede: “Buongiorno, vorrei un coltello SURVAIVAL, con una seghettatura dorsale, il manico cavo e che non assomigli al Coltello di Rambo.”
Con grande professionalità il coltellinaio incassò la richiesta, e trattando il bambinetto come un collezionista quarantenne in vena di svenarsi, gli presentò la neonata baionetta per M16 prodotta dalla Buck. 200.000 lire nel 1985 non erano briciole. Il bambinetto, balbettando un “arrivederci” imbarazzato fece dietro-front imbarazzato ed uscì dal negozio. Un’altra figura da cioccolataio ed il cuore rapito da una lama bellissima. Il coltellinaio aveva anche perso 5 minuti del suo tempo per estrarre il coltello dalla confezione e mostrarlo, senza farlo toccare, al bambinetto.


Dopo qualche settimana di pura frustrazione, ci riprovai. Mi presentai in un negozio, che vendeva “le cose strane”. Oggi direi che fosse un negozio di caccia/pesca/arceria/arti marziali, mascherato da drogheria e Sali & Tabacchi. Stavolta cambiai tattica: guardai la vetrina e cercai attivamente qualcosa che potesse fare il caso mio. E lo trovai, subito. Era grosso, cattivo, di colore grigio opaco e appoggiato sul suo fodero di plastica nera. E di fianco un rassicurante cartellino che riportava il suo prezzo con una grafia incerta: Lire 60.000.Fu amore a prima vista: se vedi una lama dal vero, capisci immediatamente se fa il caso tuo. Dopo ventun’anni sono ancora convinto di questo. Avevo fatto la scelta giusta.Entrai e la signora alzò la testa distrattamente dal quotidiano che stava leggendo, e si tolse la sigaretta dalla bocca. Mi aggredì dolcemente con un: “Dimmi, nanì”. Per chi non è parmigiano, il temine nanì sta per “bambinetto sprovveduto”.“Buongiorno, voglio quel coltello” ed indicai il coltello in vetrina. La donnetta anziana mi scrutò e tirò la sigaretta un secondo, poi disse: “Cosa, vuoi il coltello di Rambo?”“Si.” Imparai che nella vita i compromessi sono a volte inevitabili. Zoppicando la donnetta andò verso la vetrina e mi diede subito in mano il coltello. Non avevo MAI preso in mano prima d’ora uno stupendo, massiccio, virile ed appuntita riproduzione cinese di un coltello da sopravvivenza americano. Il Buckmaster.“Dentro al manico c’hai i fiammiferi, gli ami da pesca e delle altre stupidate” disse la donnetta che mi stava perforando con lo sguardo. Poi aggiunse “c’hai anche le punte che si avvitano nel manico”“per far cosa?”“Boooh, ma lo prendi, nani?”“Si.”La donnetta andò verso la cassa e mise diligentemente il coltellone nel suo fodero, poi in un astuccio bianco che infine avvolse nella carta da giornale.“Nani, questo non farlo vedere ai vigili.” Disse con voce neutra.
“No no…”“Sono 60.000, ce le hai?”Al tempo avevo un portafoglio in nylon con chiusura in velcro, assolutamente di moda al tempo, con dentro le foto… della morosina? Macchè: di Swarzennegger in Commando e di Robocop… Avevo 15 anni, eccheccazzo!Tirai fuori sei foglietti azzurri… le mitiche 10.000 lire. La donnetta quasi ci restò male. Mesi e mesi di paghetta e risparmi di compleanni. Avevo un mucchio di soldi a casa! Dati i soldi, che al tempo maneggiavo come se fossero foglietti sporchi luridi, ovvero tenendo le banconote con due dita, la donnetta mi ficcò in un’anonima bustina bianca il pacchetto.“Ciao, nani”.Uscii da quel negozio. Col mio primo coltello militare da survival.
Non so cosa fosse passato per la testa a quella signora, in quel pomeriggio assolato del 1985, ma diciassette anni dopo quel “nani” avrebbe partecipato al progetto di un coltello militare da presentare al IX° “Col Moschin”. E tutto ebbe inizio da una donnetta tabagista che non si fece scrupoli di vendere un “coltello da Rambo” ad un bimbetto. Grazie, Donnetta. :-D

25.3.08

Pasqua e Pasquetta...


Approfittando di questi giorni di "ferie", mi sono dedicato alle attività che più mi danno soddisfazione.

Una è sicuramente l'escursionismo.

Avendo a disposizione, a meno di un'ora d'auto, l'Appennino Tosco-Emiliano, ho la possibilità di ritrovarmi abbastanza isolato dal mondo.

Faccio escursioni in questa zona da almeno diciasette anni, ed è molto rassicurante vedere luoghi che non cambiano nei decenni.

Le città, giustamente, cambiano abbastanza in quasi vent'anni.

Gli Appennini, no. O almeno, sono cambiamenti che l'occhio umano difficilmente percepisce.

Tranne quando sono dei disastri, quasi tutti ricondicibili all'attività umana, ovvio.
E qualche esempio lo si può trovare (purtoppo) anche in queste montagne.

Come si può vedere dalla foto mi sono ritrovato in una bella tempestina di neve, a -4° sulla riva di un lago ghiacciato.
Ho lasciato casa, in pianura, che era a 17° soleggiati.
Che bello.
Freddo, silenzio, solo il rumore del vento. Se ci si muove, con il giusto abbigliamento tecnico (ok, il berretto non era adatto... lo so..), non va neanche male.

Per chi ama stare all'aperto, sto per scrivere delle ovvietà, che vengono spesso mal interpretate da chi non è avvezzo a certe cose.
Stare da soli serve. Ma non ha senso farlo dentro una stanza. Stare da soli non significa farlo per "staccare la spina", ma per stimolare il cervello in modo diverso.
Se si è da soli a conteplare un lago ghiacciato, con la neve soffiata dal vento, non si ha l'elettroencefalogramma piatto, anzi... il cervello è in super attitivtà per analizzare, comprendere e registrare questi input sensoriali. Teso al massimo in questo compito.
Se ci fosse di fianco a noi, durante questi momenti, qualcuno che blaterasse qualche banalità, il nostro cervello verrebbe distratto.
La natura si contempla in silenzio. Quello che ci è dato di capire della natura è solo attraverso gli stimoli dei nostri sensi. E anche in queste attività, il cervello va educato a farlo.
A mio modo di vedere non si scala una montagna, per avere un ricordo dell'evento.
La si scala per godere di quell'attimo di quando si giunge alla cima.
Si assapora il momento.
E poi lo si "getta via".
Se un'alpinista fosse un collezionista di ricordi e basta, scalerebbe solo una volta la stessa montagna.
Invece la sfida, la motivazione, è nel rivivere un'emozione diversa dalle stesse esperienze impegnative.

20.3.08

Cina, Tibet ed SMS...

Il mio primo post di carattere politico.
Stamattina il mio cellulare mi ha dato il “buongiorno” con il seguente SMS:“Per protesta dei soprusi cinesi in Tibet boicotta l’economia cinese. Non comprare più roba cinese e non andare nei loro ristoranti. Per favore fai girare la notizia.”.
Non so chi fosse, nel senso che era un numero visibile, ma non presente nella mia rubrica. Qualcuno che si fa sentire così spesso col sottoscritto, che si ricorda di lui solo quando deve fare propaganda da quattro soldi fine a se stessa.

Si, avete letto bene.
Il messaggio mi ha fatto davvero riflettere, non per i poveri tibetani, ma per l’idiozia della mente umana occidentale condizionata dai media. Questa persona che mi ha mandato l’SMS molto probabilmente ignora i seguenti fatti:
1) Il problema in Tibet non c’è dalla settimana scorsa (tempo del primo reportage della protesta dei Monaci), ma da qualche decennio. A nessuno gliene è mai sbattuto niente.
2) La Cina è così potente, perché lo abbiamo voluto noi occidentali. Ci serviva una produzione a basso prezzo, per far girare la NOSTRA economia, e la Cina ha accettato la parte. Circa venticinque anni fa, quando i “problemi” in Tibet erano già ben presenti
3) L’SMS è stato inviato con un prodotto cinese. Se poi è stato inviato da un cellulare contratto 3, si è pagato un cinese con un prodotto cinese

Adesso i cinesi sono dei “bastardi”. Sono grami, despoti, antipatici e figli di buona donna.Che generalizzazione del menga.Un miliardo e duecentotrenta milioni di persone sono grame, despote e figli di buona donna. Tutte. Improvvisamente. Magari orientare i nostri commenti ed “”””””””””””””analisi”””””””””””””” politiche verso il Governo cinese non sarebbe meglio? Riuscire a “generalizzare” su centoventi persone, si è più precisi che su un miliardo e passa.
Il governo cinese è pragmatico. E al nostro Occidente sta bene (abbastanza) che sia così. Ricordiamo che quando il Dalai Lama è venuto in Italia nel 2007, i politici più importanti hanno fatto A GARA per evitarlo. Riconoscerlo avrebbe potuto, in linea TEORICA, far girare i maroni al Governo cinese. L’Italia NON può permettersi, con tutti i soldi che ha in ballo con la Cina (e ne ha TANTI), di infastidirlo.
Solo infastidirlo.

Prodi al programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa” (simpaticissima trasmissione di faziosa come poche cose in TV, ma condotta in modo adorabile) ha detto ben chiaramente: “Esistono le Ragioni di Stato”.
Dalai Lama, ci sentiamo via SMS, ma non posso stringerti la mano, se no gli imprenditori italiani che producono in Cina materiale con marchio italiano, si beccano delle imposte di produzione in più.
E la gente del Tibet viene stritolata da decenni nell’indifferenza occidentale.
“Beh, meglio tardi che mai!” dirà qualcuno. “Tardi” era quindici anni fa. Ora la Cina comanda, tenendo in pugno l’economia occidentale, quindi ci si può svegliare finchè si vuole… ma siamo oltre il punto di non ritorno da tempo.Abbiamo creato noi la Cina.

Tu che stai leggendo questo Blog hai un hardware del PC totalmente cinese. Dallo schermo, alla tastiera. Questo Blog è ospitato su un server che di NON Cinese ha solo il software. Il tuo telefonino è cinese. E se è uno dei pochissimi prodotti in Messico o nelle Filippine, sappi che il display è fatto con un minerale contenuto in miniere che sono solo in Africa… Che da anni sono in mano ai cinesi.Taiwan non è la Cina! Qualche possessore orgoglioso di PC Apple (Designed in California, assembled in Taiwan) o Asus, potrebbe dire che da sempre Taiwan rivendica l’indipendenza dalla Cina, e i prodotti informatici hardware più riusciti dei nostri anni provengono da là. C’è ogni tanto anche qualche tensione militare nelle acque che dividono la Cina dall’isola di Taiwan. Ma niente de che. Taiwan paga le tasse alla Cina. Se non le pagasse, state sicuri, che sarebbe stata rasa al suolo almeno cinque volte… Quindi se compri Taiwan, dai i soldi ai cinesi ammazza-tibetani.

Se poi non si vuole andare ai ristoranti cinesi, tanto meglio. Ma forse come scusa era meglio l’Influenza Aviaria. O vi siete già scordati?
Ma siete proprio sicuri che “boicottare” i cinesi di casa nostra sia il metodo migliore per protestare contro la situazione in Tibet? Ai cinesi che lavorano da noi, peccherò di presunzione, ma non gliene fotte niente dei tibetani e meno che meno appoggiano queste azioni. Ma si dai, protestiamo, e che cavolo! E’ tanto che non si protesta! (Vi ricordo che Berlusconi potrebbe venire su di nuovo entro un mesetto, risparmiate le cartucce…)

Cosa è che mi fa “Inacidire” in tutto questo?Chi mi ha spedito l’SMS stamattina sa che “Contractor” (che non sono i Mercenari Moderni che una pessimo giornalismo identifica) anche italiani sono responsabili da anni di “rimozioni” di proteste Indios della Trans-Amazzonica? Abbiamo un sacco di ditte di ingegneria civile laggiù. Che devono essere difese dagli Indios, che brutta razza, si arrabbiano se gli passa un’autostrada sul loro villaggio.
Qualcuno parla di questo? No. Vedete, I giornalisti se non c’è di mezzo l’America, o adesso la Cina, sono restii coi loro cellulari di riprendere certe scene. Non fa notizia.
Inutile ricordare il Darfur. Pensare che ci hanno tirato qualche cazzotto anche noi occidentali in segreto, ma poi, dato che non ne valeva la pena, e Bin Laden non è più là, di che i civili crepino in una “solita” guerra civile.
Stamattina niente SMS per l’Africa Centrale. SI, sa, non fa più ormai notizia.
Niente SMS sulla guerra tra Moros Moros islamici e cristiani filippini.
Niente SMS per le “guerre segrete” del sud america. E non mi riferisco a quelle coglionate dell’Epoca Reagan.
Perché? Perché non ce ne fotte niente.

Ma noi italiani siamo splendidi. Mandiamo le “Due Simone” a Baghdad per insegnare la RACCOLTA DIFFERENZIATA ai bambini del luogo, e poi abbiamo Napoli ridotta come è ridotta. Se invece che andare in giro per l’Iraq del 2004, e farsi rapire, fossero restate in Italia… Non avrebbero fatto più del bene tangibile a noi? Essere generosi con altri popoli, essere sensibili ai problemi planetari è davvero una cosa estremamente di altissima civiltà.Ma se queste persone che dimostrano tali nobili sentimenti, non fanno un cazzo per migliorare la NAZIONE in cui vivono… E’ comico a dir poco. Solo chi sta bene può (davvero) aiutare chi sta peggio.Già, perché chi mi ha mandato l’SMS stamattina, sicuramente oggi butterà per terra una cartaccia o commetterà un atto di egoismo con una persona che conosce. Prima crea una vita “decente” di Rispetto intorno a te, poi pensa ai Tibetani.

ALT!
Qualcuno ora potrebbe dire stizzito: Caro Francesco, Lei non comprende il Potere della protesta unita! Se siamo COESI possiamo fare TUTTO!

Si, certo. Togliere il prezzo di ricarica sui cellulari (cosa tutta italiana e basta). Questo è l’unico risultato di Azione Collettiva che ha funzionato in Italia. Ah, no. Un’altra: evitare di trovare un posto dove mettere i rifiuti a Napoli. Stop. Non mi viene in mente altro.Nonostante Internet ci dia la possibilità di rendere COESI milioni di persone sul pianeta contemporaneamente, siamo più divisi che qualche decennio fa. Prima, con i mezzi di comunicazione “Lenti” e non real-time, c’era il dubbio. Ora c’è la certezza. Non contiamo nulla.
Con buona pace di Beppe Grillo, che è un grande. Quando non parla di tecnologia.

Ricapitoliamo il mio pensiero, se siete arrivati fin qui:
1) La situazione tra Tibet e Cina è una Vergogna. Brutto che i media la portino alla ribalta solo ora. Brutto che non parlino di altri “Tibet” del pianeta. Ma si sa: un TG dura 22 minuti, escluso lo sport. E solo 7 minuti sono per gli Esteri. I Direttori devono fare delle scelte
2) Il soldo è il soldo
3) Boicottare i cinesi di casa nostra se non pagano le tasse e se non rispettano le norme igienico/sanitarie/sicurezza nelle loro attività. Loro col Tibet non c’entrano una sega. Coglioni.
4) Internet è fatta di computer interconnessi tra loro. L’hardware di questi pc è nella quasi totalità di provenienza cinese. Non facciamoli incazzare (come ha detto anche Prodi), perché in occidente nessuno è in grado di mettere su fabbriche di hardware a basso costo in un mese. Ci siamo scordati come si fa. E la nostra economia si basa su quello. Agricola compresa. Quindi, preparate le lacrime il giorno che i cinesi alzano i prezzi alla produzione
5) I cinesi ci tengono per le palle, glielo abbiamo per messo “noi”. Noi come occidentali, noi come clienti. E ad essere SINCERI non lo hanno mai fatto pesare troppo, al contrario di quei Gentlemen dell’OPEC, che non aumentano la produzione di greggio, perché se no non guadagnano secondo le loro stime. E poi se il prezzo del petrolio sale, è perché la Cina ne consuma TANTO. Non solo per fare i genocidi culturali in Tibet, ma sopratutto per dare energia a quella cavolo di fabbrica che ha fatto il telefonino che mi ha mandato l’SMS stamattina!
Buone Olimpiadi.

15.3.08

Operazione "Nostalgia"

(due post dopo un mese! Che Blogger che sono!)

Per chi, come me, traffica da più di dieci anni nella Information Technology, non può non ricordare il mitico “Zip 100” della Iomega su porta parallela.
Parliamo di un’Era Geologica fa, quando i dischetti floppy 3,5” da 1,44MB erano ancora all’ordine del giorno, e le aziende ci salvavano sopra i dati aziendali più critici.
A quel tempo l’apparizione di un scatolotto plasticoso blu che usava cartuccioni grigi che tenevano l’equivalente di dati di sessantanove dischetti fu preso come un evento epocale nell’evoluzione umana.
Il fuoco, la ruota e lo ZIP100.
Lento, un po’ rumorosetto, non facile da configurare sotto Windows 3.11 (se avete meno di 22 anni inutile spiegarvi cos’è…) ed emettitore di strani CLAK! In fase di espulsione della cartuccia.

Subito venne preso d’assalto dalle Ditte ma, soprattutto, dagli utenti casalinghi.
Erano gli anni in cui uscivano i primi scanner a prezzi accettabili (200.000 Lire per un oggetto che sa fare una copia digitale delle foto del sedere cellulitico della moglie in bikini durante le vacanze in Sardegna erano briciole, per qualche cliente del tempo…) e la fame di spazio di memorizzazione, per hard disk che erano da 800MB al massimo (si, 800MB), era enorme.
Iomega azzeccò il business.
Io fui uno dei primi utenti di questo oggetto. Ci memorizzai sopra di tutto. Per qualche anno.
Il mercato non si fermò. I masterizzatori CD scesero di prezzo velocemente, poi apparvero i masterizzatori DVD, ed infine la soluzione finale per memorizzare i culi cellulitici (unica costante di questi anni di evoluzione informatica) furono le chiavette usb (“chiavette” un cappero: si chiamano FLASH MEMORY! )
Il mio lettore ZIP, ed i relativi dischetti, scomparvero dimenticati dentro un cassetto circa otto anni fa.
Fino a ieri sera.
Guidato da uno strano istinto del tipo “ma chissà se va ancora”, mi sono ritrovato a navigare il contenuto INTATTO di questi dischetti.
Complimenti IOMEGA, avete fatto un prodotto che dura più del periodo di garanzia… Avete licenziato l’ingegnere che ve li ha progettati?

Così, con un’emozione strana (Oddio, sto diventando vecchio), rivedo immagini che avevo memorizzato di cui mi ero quasi completamente scordato.
Anzi, di a,cune, manco mi ricordavo nulla! Quindi ecco che aprivo come un forsennato il menu di proprietà per sapere la data di memorizzazione del file. Novembre 1996, Giugno 1997, un acerbo e recentissimo 1999! Aiuto…
Ed ecco spuntare dalla memoria del tempo, grazie alla singolare longevità hardware dello ZIP100, questi file che di fatto rappresentano un pezzo della mia vita.
Penso di aver sussurato più di una volta la frase “ah, minchia, ecco dov’era finita questa foto…”.
Il Francesco di dieci e passa anni fa era ordinatissimo ed organizzatissimo: aveva backuppato tutto su questi dischetti… Peccato che il Francesco attuale se ne era scordato…

Pubblico, senza commenti troppo approfonditi alcune delle immagini che ho ripescato che mi hanno suscitato maggiore emozione.






Eccomi “pischello” più che mai. Manco mi ricordo quanti anni avevo in questa foto, ma secondo me il “2” nella mia età non c’era… Non chiedetevi perché siamo in mimetica fuori ordinanza, e NON chiedetevi troppo se la persona di fianco a me è un giovanissimo “Lorenzo Cherubini”. Tanto vi lascio nel dubbio. Comunque, il “Lorenzo pubblico” canterino lo ha fatto eccome il militare, giusto per ricordarlo alle giovani generazioni (dato che mi sembra che faccia di tutto per non ricordare che non ha fatto domanda di Obiezione di Coscienza. Coerente?), ma questa foto non ha nessuna attinenza con quest’argomento.
Jo, ovunque tu sia, spero sia tutto ok.



Io ed Imrann.
Foto anche questa di più di dieci anni abbondanti. Chi è Imrann? Imrann è il mio fratello virtuale mussulmano di Parigi. Uno che ha capito tutto della vita. Di etnìa creola, è riuscito ad arrivare a 36 anni senza mai lavorare, e adesso svolazza da un lavoro interinale all'altro, fregandosene della sua laurea in Legge con indirizzo ospedaliero. Avrebbe dovuto fare l'avvocato dei medici coinvolti in episodi di malasanità (se solo avesse avuto la voglia di sbattersi un attimo).

L'ho conosciuto nelle mie trasferte di allenamento Parigino, era quello che mi offriva da dormire a casa sua, essendo anche lui un praticante di del'Arte Marziale che studiavo. Mi ha fatto conoscere la Parigi non turistica, quella del quartiere arabo dietro il Sacro Cuore, degli spacciatori, dei ragazzi che vivono all giornata fino a diciannove anni, e che se hanno ragranellato abbastanza soldi vendendo droga, cambiano completamente quartiere e vita. La Parigi dove in certi quartieri la polizia è rinchiusa nele sue caserme per timore di uscire per strada, il Mercatino delle Pulci dei negozianti irascibili e dei androni dei palazzi dove di aprono in due la faccia a coltellate solo perchè assomigli allo spacciatore rivale. Ho visto ragazzetti di colore portarsi dietro panetti di droga grossi come libri scolastici, e vederli tagliare col coltello mentre parlano di videogiochi. Ho mangiato i peggiori piatti etnici della mia vita e sono stato invitato al compleanno di un ex-drogato malato terminale di AIDS che festeggiava i suoi ultimi giorni di vita.. in un cliema di vera gioia ed affetto dei suoi amici e ho mangiato la miglior pizza francese in un buco di locale gestito da pescaresi che non parlavano francese. Bei ricordi. Esperienza che non merita un Post a sè, ma un Romanzo. Chissà... ;-)

Forum di Arti Marziali, che passione!

Immaginate un luogo virtuale, ad accesso pubblico, in cui individui dotati conoscenze su di un argomento specifico, discutono, rispondono a quesiti, nel concetto più completo di democrazia, nei confronti di altre persone che pongono domande o semplicemente porgono spunti di riflessione.

Attraverso Internet questo luogo può essere attivo sempre. ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni all'anno. Feste comprese.

Stupendo.

Una della massime espressioni della comunicazione umana e della democrazia.
L'anonimato è garantito, ma la correttezza impera. Le informazioni sono condivise, in quanto tutto si svolge sul concetto che "Knowledge is power, Sharing Knowledge is Freedom" - La Conoscenza è Potere, condividere la Conoscenza è Libertà-.

Di cosa sto parlando?
Dei Forum in Internet.
Esistono Forum su praticamente qualsiasi argomento dello scibile umano.
Forum di medicina, Forum di meccanica, di Arte, Letteratura, Giardinaggio, Modellismo, Bricolage, Modding, Armi da Fuoco, Informatica, Giochi da Tavolo, Cucina, Meteo, Solidarietà, Politica, cura dei Furetti e... Arti Marziali.

In quest'ultimo argomento, ogni regola di democrazia, correttezza, rispetto dell'interlocutore s'infrangono contro i driver mentali dell'Artista Marziale.

Io sono iscritto a svariati Forum, e ne consulto svariati, da anni.
La miniera d'informazioni che si possono trovare in questi ambienti è notevole.
Esattamente come in Internet, si possono trovare delle castronerie, come anche delle perle d'informazione.

Sta nella capacità del Surfer saper discernere la buona informazione da quella cattiva. Un proverbio dice: "Se vuoi comprare dell'oro, devi sapere almeno cos'è l'oro".
Se cerchiamo informazioni su certi argomenti, dobbiamo un minimo, sapere di cosa abbiamo a che fare.
Altrimenti, facciamo due giri su Google, salta fuori che gli alieni sono a capo dei maggiori Governi del pianeta da decenni, che le scie chimiche del cielo fanno parte di un progetto di controllo planetario dell'umanità, che esiste il Nitrogeno, che in Iraq gli USA stanno stra-vincendo (ma anche stra-affondando, dipende dal sito che beccate per primo) e che certi autori italiani di racconti per adolescenti maturi (quasi marci) sono davvero dei geni della letteratura.

Quindi, in certi Forum, con un po' di pazienza, possiamo trovare davvero delle notizie/informazioni utili. E in più, se rispettiamo alcune semplici regole di comportamento (buona educazione, sostanzialmente), possiamo anche porre domande, e avere delle risposte. A seconda della capacità cognitiva dei nostri interlocutori, possiamo avere delle risposte più o meno utili, o almeno un punto di vista differente sul problema/richiesta che stiamo affrontando.

Scordatevi quanto ho scritto sopra.

Immaginate un luogo dove della gente, sostanzialmente non bravissima in quello che fa, che si siede davanti ad una tastiera. E legge. Legge interventi scritti da altre persone che, come lui, difficilmente rappresentano la punta di diamante della conoscenza dell'argomento del Forum.
Mentre legge scuote la testa, ride, s'arrabbia e poi scrive.
Scrive spesso con lo spirito, più che di contribuire alla discussione, di denigrare, umiliare, svettare sul gruppo. Senza mai aggiungere, a livello tecnico, il minimo contributo alla discussione in corso.
Questo è la tipica Discussione in un Forum di Arti Marziali.

Da un paio d'anni frequento uno che è, a dir poco, un interessantissimo Esperimento Sociale.
Certi giornalisti fanno dei numeri da circo per cercare di entrare in contatto coi giovani, per poi realizzarne dei libretti scandalo, oppure certi psicologi cercano di carpire l'evoluzione della società umana andando in discoteca.

Ma iscrivetevi ad un Forum di Arti Marziali se volete davvero restare sorpresi!
Il divertimento è assicurato!

A parte l'Atavico Fascino che le Arti Marziali sviluppano sul maschio (ma anche di certe femmine, per carità) medio, il forum è il luogo ideale per imporsi, senza dimostrare.
E' una piccola società, ma ben variegata, in cui si possono individuare i vari profili psicologici degli utenti. Quando abbiamo gente che scrive più di 1000 messaggi in un anno, su svariati argomenti, trarne qualche conclusione su una bozza di profilo psicologico non è impossibile.

Esistono i seguenti tipi di utenti:
1) Seri. Gente che cerca informazioni, ma che non ha problemi a condividere quello che sa con altri utenti. Scrivono poco, leggono molto, intervengono ad hoc con messaggi correlati e pertinenti. Stanno fuori dai litigi. Molto odiati dalla comunità. Sono visti come il "vecchio saggio sulla montagna". Detentori del Sapere.
Quindi, stanno sul cazzo. Spesso ignorati.

2) I Maestri liofilizzati. Una delle piaghe moderne delle Arti Marziali, è che in molte discipline -non da ring-, basta pagare e sei autorizzato ad insegnare. Ho riassunto in una frase qualcosa su cui in internet ci sono Gigabyte di diatribe. Ma è così. Il mondo è popolato da inetti marziali.
Questi utenti vedono il Forum come posto per pubblicizzare i loro seminari/corsi istruttori a pagamento, e un luogo dove fare pubblicità permanentemente. Ma senza scoprirsi troppo.
Avendo una formazione affrettata, comprendono il valore elevatissimo della singola informazione, che poi devono rivendere ai loro allievi paganti. Quindi nel Forum ne depredano il più possibile (di informazioni), e loro non ne scuciono manco una. Neanche se messi alle strette da altri utenti del Forum. Leggere i loro post può essere motivo di grande risate, ma anche di tristezza che la situazione delle Arti Marziali moderne.

3) I Curiosi. Gente che di Arti Marziali ha solo una cultura teorica (eh si, c’è anche questa gente), e si diverte o è genuinamente curioso nel fare domande a praticanti. Mossi da innocente curiosità personale, le loro domande possono essere spunto per sanguinosi litigi tra utenti Seri e Maestri Liofilizzati.

4) Praticanti. Gente che fa qualcosa per conto suo, non insegna nel termine stretto del termine, e però interviene pesantemente per correggere eventuali “bestialità” (vere o presunte) scritte dagli utenti Maestri Liofilizzati o dagli utenti O.M. (che descriverò tra poco). L’utente Praticante è una potenziale “mina vagante” per un Forum. I Praticanti sono persone che possono avere un’enorme cultura marziale e buone capacità in genere, come essere ignoranti come delle capre.

5) O.M.= Onanisti Marziali. Gente che arriva sui Forum di Arti Marziali in cerca di Risposte Definitve, la cui cultura è basata esclusivamente da film scaricati da Internet e spezzoni di YouTube. Generalmente sono convinti che –in poco tempo- una persona possa imparare a proiettare lontano la gente col solo pensiero (lo ha visto su YouTube, quindi è vero), possa diventare una macchina da guerra con i coltelli (ha fatto ricerche in tal senso con Google, quindi è vero) e che in Italia è possibile avere uno sbocco lavorativo ben retribuito come “Maestro di Arti Marziali” o come “Stuntman” a Cinecittà. Questi utenti pongono domande nei Forum ai limiti della comicità più selvaggia.

6) Military Oriented. Gente che dopo anni di Arti Marziali tradizionali, conosce i “Sistemi Militari” di combattimento, quindi rinnega il suo passato, e si ricicla fisicamente e mentalmente, in queste attività. Sono i fautori dei calci ai genitali, dei colpi di palmo alla mascella e dell’eliminazione della sentinella con coltello di plastica, tra una flessione e l’altra urlata durante gli esercizi in palestra. Sono il disonore di Israele al 80%, nel senso che tutti si rifanno al Krav Maga israeliano. Il Krav Maga, se si scava un po’, si scopre ha poco a che vedere con queste Associazioni che sorgono dalla sera alla mattina in Italia (ed in Europa). O almeno, il Krav Maga originale ha poco da spartire da gente che ha fatto cinque anni di kick boxing, e ora, tra una lampada e una seduta depilatoria dall’estetista, sfoggia magliette nere, pantaloni mimetici e roboanti corsi Antiterrorismo (in un weekend). Questi utenti, a parte Onorevoli eccezioni, sono persone assolutamente a secco di cultura marziale vera e propria, ed in pochissimo tempo hanno acquisito un sacco di confusione sugli argomenti che dovrebbero essere in grado di gestire. Però sono estremamente poco litigiosi sui Forum: hanno un Ego così’ gonfiato, che trattano con sufficienza tutti gli altri utenti. Tanto questo weekend si allenano con un ex-Mossad… :-D

Con questo universo psicologico, un Forum di Arti Marziali è davvero un posto interessantissimo. Dove le parole offendono, e sono peggio che un colpo da K.O.
L’Ego degli utenti è un bene prezioso, ed è il bersaglio preferito delle discussioni, dove di tecnica, storia e applicazioni Marziali si legge ben poco, per i motivi sopraesposti.
Che funzione hanno i Forum di Arti Marziali? Semplice: smascherare i faker. O di far diventare faker persone che vogliamo distruggere nella reputazione. Chi è un Faker? Un faker è un millantatore nel senso più ampio del termine. Per chi è a digiuno di Arti Marziali: lo so che è perfettamente legittima la domanda che vi state ponendo: “Come si fa a mentire nelle Arti Marziali? Se sai fare, lo dimostri… o no?”
No. Oggi per essere un bravo Maestro di Arti Marziali moderne, in sostanza, basta avere una buona parlantina e/o picchiare forte senza tecnica. Poi si da un nome anglosassone a quello che si fa, e si è a posto. C’è gente, anche “famosetta” che ha *solo* la parlantina.

Quindi, in un ambiente marziale, dove i lividi son un incidente, e non la regola, i Fakers imperano.
I Fakers hanno una paura fottuta di chi “incrocia informazioni”.
E nei Forum, con la partecipazione ed il contributo di numerosi utenti da tutt’Italia (e non solo), e’ facile ricostruire il vero “passato” e le reali capacità di un “famoso Maestro”.
E se il Faker di turno (o presunto tale) cerca in prima persona di giustificarsi o di controbattere le accuse di inettitudine marziale nei suoi confronti, viene letteralmente “incenerito” dalle risposte degli altri utenti. Barriera fisica e virtuale e distacco fisico dato dalla tastiera e dello schermo, rendono certi utenti estremamente crudeli verso questi Fakers. Spesso il risultato che il Faker è costretto, per pulire il suo “Onore”, di cancellarsi dal Forum spontaneamente.
Più speso però il Faker si difende dietro falsa identità (spacciandosi spesso per suo amico/allievo), oppure si limita a leggere e basta.
Fenomeno tutto italiano: nei Forum di Arti Marziali NON intervengono Maestri di grosso calibro di certe discipline. Questi personaggi monitorano continuamente i >Forum per sapere com’è la loro reputazione, e nel caso spunti una “contestazione” nei loro confronti o mandano avanti un loro allievo, oppure minacciano, in privato, i responsabili legali del Forum di fantomatiche rivalse legali.
Ma sempre nell’ombra, di nascosto.
Nei Forum analoghi anglosassoni, i Grandi Maestri scrivono eccome, e qualche volta sono educatamente criticati, ma il livello di discussione rimane sempre a livelli civili.

Esempi di tipiche situazioni da Forum:

-L’Utente X invita a spulciare bene il curriculum megagalattico sfoggiato da un noto istruttore di Arti Marziali italiano, perché secondo lui è un po’ troppo gonfiato. Nel giro di qualche settimana e di centinaia di contributi di persone più o meno competenti o che hanno conosciuto questo Maestro, prima che si definisse tale, il personaggio viene “spogliato” e miseramente emerge che è un millantatore. Dopo qualche tempo intervengono dei suoi “allievi” che a turno si spacciano per Marescialli della Finanza che invitano sul Forum pubblicamente a cessare ogni messaggio infamatorio, oppure pubblicano pesanti offese sugli utenti che hanno contribuito a ridimensionare il curriculum del Maestro oppure andando fino a minacce in privato neanche tanto velate.
-L’utente X afferma che nella tal scuola italiana di Arti Marziali viene insegnato in esclusiva lo stile Y di Arte Marziale. Peccato che da tempo un Utente del Forum afferma da tempo di essere lui il solo esclusivista di tale Arte Marziale in Italia. Inizia una divertentissima (quanto triste in maniera raggelante) scambio di opinioni, email più o meno contraffatte di “concessione di affiliazione”; diplomi scannerizzate e foto ritoccate di magliette col logo ufficiale dell’Arte Marziale. Lo spolpamento mediatico tra i due presunti rappresentanti (ogni loro scambio di post pubblici si conclude puntualmente con un invito a discuterne faccia a faccia, inviti sempre disattesi da entrambi le parti, ovvio) ha un solo risultato: più che di affermare in maniera definitiva chi è il VERO autorizzato ad insegnare l’Arte in Italia, è quello di far morire dalle risate gli altri utenti del Forum che ci pensano due volte prima di prendere solo in considerazione l’idea di avvicinarsi marzialmente a questi due Maestri.

Come si fa a non essere attirati in maniera irresistibile da certe cose? :-D