La felicità è uno stato della mente?
Si, ne sono convinto. E sono anche convinto che serve poco per raggiungerla, per un pochino di tempo.
Sono da poco passate le dieci, sono sul mio balcone con il mio notebook preferito e un calice di vino rosso fermo, sulla sinistra.
L’aria è fresca: ci saranno temporali nell’aria, i grilli cantano e i vicini del palazzo di fronte hanno quasi tutte le luci del loro appartamento accese, ma non rompono le scatole. Ogni tanto passa un’auto, ma non alla solita velocità pazzesca. Sembra quasi quell’atmosfera di silenzio che si ha nelle zone urbane quando gioca l’Italia. Ma non mi sembra che stasera ci siano partite particolari. Il mio tip-tap sulla tastiera è quasi maleducato, fuori tempo –troppo frenetico- per inserirsi nella sinfonia lenta di questa sera di mezz’estate.
Stasera ho avuto un’ottima cena con Ilaria –ottima nel senso di rilassata e di comunicazione, oltre che di cibo gradevole-, oggi sul lavoro nuovo ho smosso delle belle grane in una grande azienda alimentare della città, e domani ne dovrò affrontare altrettanto: lunedì prossimo iniziano la campagna stagionale dei pomodori, e il sistema informatico DEVE funzionare. Il mio primo romanzo continua a vendere, senza neanche farci della gran pubblicità, e nel mentre ho avuto un’idea per un altro romanzo (oltre quello del post precedente). Voglio le giornate di quarantotto ore. Sono tranquillo, e non è abbastanza il vino che è nel calice per generare tale sensazione. Penso semplicemente di essere nel mezzo di quei cicli dei bioritmi in fase positiva. Non è cambiato niente dalla settimana scorsa, eppure vedo tutto positivo. Migliorabile, sicuramente, ma positivo. Sono in contatto con gente invece, che è nel mezzo di crisi esistenziali e/o lavorative terribili, e decisamente, sarebbe bello poter davvero immagazzinare la positività di una persona, e poterla donare ad un altro. Altro che approccio verbale: beccati ste’ due Duracell de positività!
Non ho pregato. Non seguo più nessuna filosofia orientale da tempo. Non mi sono imposto nulla. Non mi faccio di serotonina. Eppure sono qui che faccio fatica a non sorridere se vedo all’orizzonte lo spettacolo dei lampi di un temporale notturno che si avvicina. Scruto con ingenua curiosità quello che s’intravvede dalle finestre dei miei vicini: parlano? Guardano la tv? Si preparano ad andare a letto? Saranno in uno stato di pseudo-contentezza come me, oppure avranno i maroni girati a manetta?
Non è cambiato nulla, e sono felice, motivato e creativo. Penso di capire cosa intendeva dire Mirò quando diceva che doveva ritirarsi in campagna per dei mesi per poter creare in serenità.
Che dire?
Scrivo ancora una paginetta del romanzo e poi me ne vado a letto. Nella speranza che anche domani sia di benedetto da questo stato della mente.
Alzo il calice a te Lettore di questo Blog, e ti dedico l’ultimo sorso di vino. Ripeto: ci vuole poco per sentirsi accarezzati dalla serenità, basta essere in pace con sé stessi, moderatamente sinceri con gli altri e non intestardirsi con
Senza però scordarsi di chi attualmente sta peggio di me, e che nelle mie parole, ogni tanto, trova conforto:
CLAUDIA, NON MOLLARE. MAI.
Dormi serena: domani è un giorno tutto da costruire.
Buonanotte.
2 commenti:
prosit!
carlogrpf
Che serenità traspare da questo post... ti auguro davvero di mantenere questo stato sempre.
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