11.4.08

Non sapete nulla di me.. ;-)

Qualcuno mi ha detto: ma scrivere di te stesso su di un Blog… non ti da fastidio? Non hai paura di violare volontariamente la tua privacy o fornire in giro inavvertitamente informazioni personali?
A dire il vero, se penso a meno di un anno fa, non avrei mai pensato di aprire un Blog e di tenerlo aggiornato un minimo. E confesso che leggendo alcuni Blog, il rischio sopramenzionato esiste, in certi casi. Io seguo la regola aurea dei Blog che è: “racconta di te stesso quanto saresti disposto a farlo ad uno sconosciuto in un autobus”. Rende l’idea. Però io sono testimone vivente di una cliente che durante la discussione dell’acquisto di un notebook, in meno di dieci minuti mi aveva già detto quanti anni aveva, dove abitava, che si era appena lasciata dopo sette anni di convivenza col suo fidanzato, che studi aveva fatto e dove lavorava attualmente. Senza che io avessi chiesto nulla. Vabbeh, casi estremi, questi.
Però, riflettendoci, per come sto portando avanti il Blog, e per come ho intenzione di portarlo avanti… Non penso che violerò più di un tanto la mia privacy (a cui tengo abbastanza).
Qualcuno ci sta già “ricamando su” quanto scrivo su questo Blog e nei Forum dove sono attivo, e i miei relativi siti.
Ma sono convinto, che possono anche avere un’idea della mia vita, del mio passato (ma giusto “un’idea), ma non possono conoscermi veramente come sono. Non lo sa chi mi consoce da una vita…In tal senso, mi avvalgo del testo di una carinissima canzone di Sting, tratta dall’album Ten Summoner’s Tales (l’ultimo album di quando ancora sapeva fare canzoni “sue”). Il brano è ‘Nothing Bout Me. Ed esemplifica esattamente il mio approccio ai Blog e alle informazioni che do di me stesso su Internet.Per chi ha letto il mio romanzo, sa benissimo che succede la stessa cosa anche per il protagonista… ;-)

"Epilouge (Nothing 'Bout Me)"
Lay my head on the surgeon's table
Take me fingerprints if you are able
Pick my brains, pick my pockets
Steal my eyeballs and come back for the sockets
Run every kind of test from A to Z
And you'll still know nothing 'bout me
Run my name through your computer
Mention me in passing to your college tutor
Check my records, check my facts
Check if I paid my income tax
Pore over everything in my C.V.
But you'll still know nothing 'bout me
You'll still know nothing 'bout me
You don't need to read no books on my history
I'm a simple man, it's no big mystery
In the cold weather, a hand needs a glove
At times like this, a lonely man like me needs love
Search my house with a fine tooth comb
Turn over everything 'cause I won't be at home
Set up your microscope and tell me what you see
You'll still know nothing 'bout me

Non sai ancora nulla di me
(mia libera traduzione)
Esamina la mia testa in sala operatoria
Prendi le mie impronte digitali se ce la fai
Esamina il mio cervello, esamina le mie tasche
Portami via gli occhi e non scordar i calzini
Fai ogni test dalla A alla Z
E non sai ancora nulla di Me
Cerca il mio nome nei database
Menzionami al tuo insegnante di scuola
Controlla la mia fedina, controlla le mie scartoffie
Controlla se pago le tasse
E butta tutto dentro nel mio CV
Ma ancora non sai nulla di Me
Non sai ancora nulla di Me
Non devi cercare mie biografie
Sono una persona semplice, dov’è il mistero?
Quando fa freddo una mano ha bisogno di calore
E in certi momenti ,uno come me, ha bisogno d’amore
Rivoltami la casa con uno stuzzicadenti
Rovista dappertutto, tanto non sarò in casa
Prepara il microscopio e dimmi cosa vedi…?
Che non sai ancora nulla di Me…

2.4.08

LAME, CHE PASSIONE!

Lame, che passione.
Ah, si?Chi mi conosce sa che “mi piacciono i coltelli”. Chi mi conosce in modo approfondito sa che non ne faccio una ragione di vita, chi mi conosce “da sempre” sa anche che è una passione relativamente recente.
Se non provate attrazione per i coltelli, lame in genere, non potrete capire questo post.Intanto iniziamo a gettare le basi del discorso: un bel coltello, inteso come oggetto ben rifinito, realizzato da un artigiano capace, e dotato di una certo “design”, non può lasciare indifferenti. Dal bambino, ad un adulto assolutamente al di fuori di qualsiasi argomento inerente alla collezione ed uso dei coltelli.
Il motivo non ve lo so spiegare nemmeno io. La gente con un approccio ingenuo alle lame, parla genericamente di “fascino dell’oggetto”. Un misto di timore rispettoso (<>) ed attrazione per l’eventuale valore commerciale che può avere.I più sofisticati, come in qualsiasi passione che si rispetti, possono perdere degli interi minuti a dichiarare per quale motivo il tale coltello/lama abbia un tale valore/fascino/utilità/storia, il più delle volte con congetture assolutamente personali ed infondate. Ma il bello è proprio questo… ;-)
Io sono un “”appassionato”” di lame atipico. Atipico perché me ne frego di tanti rituali, dettagli e studio della storia di certi tipi di coltelli/spade.Anzi, sono maledettamente monotematico: io posseggo qualche attrezzo tagliente, e tutti li ho usati a far qualcosa.Già che certi coltelli non te li regalano, e poi li devo tenere appesi… (qualcuno fa il discorso esattamente opposto: già che costano cari, se poi li rovino ad usarli..).
L’unico mio vezzo personale è che da dieci anni giro con un Leatherman PSTII alla cintura. Sempre e comunque, vacanze in America comprese.


Ma partiamo dal principio.A quindici anni, quando ho iniziato a fare del trekking degno di questo nome, decisi che mi serviva un coltello decente. In questa decisione complice un libro di mio fratello maggiore di sopravvivenza (tanto di moda alla metà degli anni ’80). Il libro era il mitico SAS Survival HandBook di “Lofty” Wiseman, ancora oggi pietra miliare sull’argomento, e che ha formato numerosi operatori delle Forze Speciali inglesi, ma anche di casa nostra. Al tempo, naturalmente a digiuno di qualsiasi nozione sul design dei coltelli, metallurgia e mercato delle lame, andai in giro in bicicletta nei negozi di coltelleria della mia città. Ero pienamente conscio della magrezza delle mie disponibilità finanziarie, ma ero anche assolutamente determinato a procurarmi coltello “Survival”. Per fortuna non avevo visto il film Rambo che era uscito (e aveva impazzato nell’immaginario collettivo) un paio di annetti prima. Ostentavo una forma di snobbismo nei confronti di chi aveva visto dei miei amichetti, accompagnato dai genitori, il film di Stallone. Un po’ come se un adolescente di oggi fosse fiero di non spedire manco un sms al giorno. Ma esattamente come un adolescente nel 2008 senza telefonino, i miei amici del 1985, mi facevano sentire diverso.Per “partito preso” odiai qualsiasi cosa che poteva essere ricondotto al concetto di “coltello di Rambo”. A tutt’oggi mi fa ridere, mi offende e mal tollero una persona che categorizza un coltellone tattico con la frase “ma cos’è? Il coltello di Rambo?”.


Quindi immaginate questa scena: dentro un negozio di coltelleria, a quel tempo gestito da un simpatico signore anziano, entra un bambinetto che nel pieno della sua voce pre-testosterone, chiede: “Buongiorno, vorrei un coltello SURVAIVAL, con una seghettatura dorsale, il manico cavo e che non assomigli al Coltello di Rambo.”
Con grande professionalità il coltellinaio incassò la richiesta, e trattando il bambinetto come un collezionista quarantenne in vena di svenarsi, gli presentò la neonata baionetta per M16 prodotta dalla Buck. 200.000 lire nel 1985 non erano briciole. Il bambinetto, balbettando un “arrivederci” imbarazzato fece dietro-front imbarazzato ed uscì dal negozio. Un’altra figura da cioccolataio ed il cuore rapito da una lama bellissima. Il coltellinaio aveva anche perso 5 minuti del suo tempo per estrarre il coltello dalla confezione e mostrarlo, senza farlo toccare, al bambinetto.


Dopo qualche settimana di pura frustrazione, ci riprovai. Mi presentai in un negozio, che vendeva “le cose strane”. Oggi direi che fosse un negozio di caccia/pesca/arceria/arti marziali, mascherato da drogheria e Sali & Tabacchi. Stavolta cambiai tattica: guardai la vetrina e cercai attivamente qualcosa che potesse fare il caso mio. E lo trovai, subito. Era grosso, cattivo, di colore grigio opaco e appoggiato sul suo fodero di plastica nera. E di fianco un rassicurante cartellino che riportava il suo prezzo con una grafia incerta: Lire 60.000.Fu amore a prima vista: se vedi una lama dal vero, capisci immediatamente se fa il caso tuo. Dopo ventun’anni sono ancora convinto di questo. Avevo fatto la scelta giusta.Entrai e la signora alzò la testa distrattamente dal quotidiano che stava leggendo, e si tolse la sigaretta dalla bocca. Mi aggredì dolcemente con un: “Dimmi, nanì”. Per chi non è parmigiano, il temine nanì sta per “bambinetto sprovveduto”.“Buongiorno, voglio quel coltello” ed indicai il coltello in vetrina. La donnetta anziana mi scrutò e tirò la sigaretta un secondo, poi disse: “Cosa, vuoi il coltello di Rambo?”“Si.” Imparai che nella vita i compromessi sono a volte inevitabili. Zoppicando la donnetta andò verso la vetrina e mi diede subito in mano il coltello. Non avevo MAI preso in mano prima d’ora uno stupendo, massiccio, virile ed appuntita riproduzione cinese di un coltello da sopravvivenza americano. Il Buckmaster.“Dentro al manico c’hai i fiammiferi, gli ami da pesca e delle altre stupidate” disse la donnetta che mi stava perforando con lo sguardo. Poi aggiunse “c’hai anche le punte che si avvitano nel manico”“per far cosa?”“Boooh, ma lo prendi, nani?”“Si.”La donnetta andò verso la cassa e mise diligentemente il coltellone nel suo fodero, poi in un astuccio bianco che infine avvolse nella carta da giornale.“Nani, questo non farlo vedere ai vigili.” Disse con voce neutra.
“No no…”“Sono 60.000, ce le hai?”Al tempo avevo un portafoglio in nylon con chiusura in velcro, assolutamente di moda al tempo, con dentro le foto… della morosina? Macchè: di Swarzennegger in Commando e di Robocop… Avevo 15 anni, eccheccazzo!Tirai fuori sei foglietti azzurri… le mitiche 10.000 lire. La donnetta quasi ci restò male. Mesi e mesi di paghetta e risparmi di compleanni. Avevo un mucchio di soldi a casa! Dati i soldi, che al tempo maneggiavo come se fossero foglietti sporchi luridi, ovvero tenendo le banconote con due dita, la donnetta mi ficcò in un’anonima bustina bianca il pacchetto.“Ciao, nani”.Uscii da quel negozio. Col mio primo coltello militare da survival.
Non so cosa fosse passato per la testa a quella signora, in quel pomeriggio assolato del 1985, ma diciassette anni dopo quel “nani” avrebbe partecipato al progetto di un coltello militare da presentare al IX° “Col Moschin”. E tutto ebbe inizio da una donnetta tabagista che non si fece scrupoli di vendere un “coltello da Rambo” ad un bimbetto. Grazie, Donnetta. :-D