Tutti abbiamo avuto una persona che ci ha ispirato.
Un cantante, uno sportivo, un personaggio di fantasia. Nel mio caso specifico Tom Clancy, attraverso i suoi scritti, mi ha ispirato e motivato in molti eventi della mia vita.
Ovviamente in quello di cercare di diventare scrittore.
Avevo diciassette anni quando presi in mano la prima copia, edita dalla Rizzoli, di “La Grande Fuga dell’Ottobre Rosso”. Era la fine degli anni ’80, e la Guerra Fredda era prossima alla fine, ma non era conclusa. Mi immersi letteralmente in quelle pagine fatte di personaggi coraggiosi -ma anche molto umani-, di tattiche di guerra sottomarina, di infinite descrizioni tecniche, di colpi di scena. Quel libro è ancora nella mia libreria: ha le pagine ingiallite. Rileggendolo oggi tutti i suoi difetti emergono. Una traduzione in italiano non particolarmente brillante, uno stile abbastanza monotono di scrittura e forse una trama fin troppo lineare. Ma l’idea, l’ambientazione, alcune sequenze narrative, sono entrate nel culto della letteratura techno-thriller. Si, quel genere letterario che lui ha inventato. Un mix, non sempre perfettamente bilanciato, di informazioni tecniche militari, personaggi buoni e personaggi cattivi. Se i cattivi non erano i Russi, i cattivi erano qualche gruppo estremista. Qualche anno fa c’era un sito web con un “generatore di trame di romanzi di Tom Clancy”. Sostanzialmente sparava fuori a caso termini come “Atomic Bomb” “Russian” “Submarine” “Terrorist” “CIA” ricombinando ogni volta in modo differente.
Coloro che criticavano negativamente Tom Clancy si dividevano in due categorie: chi non aveva mai letto nemmeno una pagina dei suoi libri, ma affermava che era “roba da fascisti”. Oppure coloro che dicevano la stessa identica cosa, ma lo leggevano di nascosto. Un po’ come la pornografia: nessuno la guarda, ma ha un mercato enorme.
Qualche anno dopo. In una branda di una caserma. Luci spente dopo il contrappello, e una torcia accesa. Io che leggo per la seconda volta di seguito Clear & Present Danger (“Pericolo Imminente” nella versione italiana). Quante volte mi sono perso nella giungla colombiana leggendo le sequenze di combattimento notturno della fanteria contro i narcotrafficanti.
Tranne i primi due romanzi, ho sempre letto in lingua originale tutti i libri di Tom Clancy, per evitare di imbattermi nelle traduzioni delle case editrici italiane, che per quanto fossero molto curate nelle ultime edizioni (avevano la consulenza di militari italiani per le traduzioni, con tanto di nomi e cognomi e grado citati nel frontespizio dell’edizione italiana), non permettevano di cogliere tutte le sfumature dello stile di Clancy. Però possiedo anche tutte le edizioni italiane, perché negli anni me le hanno regalate, e stanno bene nella collezione.
Non era un autore per tutti, non è un genere per tutti. Eppure ha avuto un enorme successo planetario. Parliamoci chiaro, alcuni libri erano la massima espressione dell’edonismo Reganiano alla massima potenza. Quasi surreali alcuni personaggi di secondo piano dei suoi romanzi, da quanto erano stereotipati. E poi, nonostante le bastonate, l’America doveva sempre trionfare. Alla grande.
Appunto perché riconosco i difetti dello stile, la “banalità” in certi casi della trama di alcuni suoi romanzi, per me rimane un autore che ha segnato il ventesimo secolo.
Persona schiva, un po' ruvida nel carattere, che però non aveva paura ad esprimere le sue opinioni. Nel 2003, all’alba delle operazioni in Iraq e all’apice assoluto del suo successo, disse pubblicamente che l’Amministrazione Bush stava sbagliando ad invadere di nuovo un paese del Medio Oriente. Scomparve. Venne cancellato. I militari, a livelli politici, che sempre erano stati la sua spina dorsale del marketing, lo isolarono. Clancy, che aveva già investito le sue fortune nello sport e nella creazione di una casa di videogiochi, si dedicò per anni a sviluppare le trame di quest’ultimi. Ditemi chi non ha mai giocato ad una delle decine di versioni Rainbow Six.
Clancy smise sostanzialmente di scrivere. Creò nuovi “universi” e differenziò l’offerta dei suoi romanzi con nuovi scenari, creando collaborazioni con scrittori più o meno talentuosi. Nacquero le serie Op Center, Net Force, Politika! Quasi una versione semplificata, e per ragazzi, dei suoi romanzi “originali”.
Tom Clancy cercò, quindi, di tornare alla ribalta con romanzi scritti quasi completamente da lui. Furono dei flop commerciali. Clancy era un “dinosauro della Guerra Fredda”. Non riuscì mai efficacemente a creare un ambiente decente per i suoi personaggi nell’America del post Undici Settembre. Aveva perso, all’apparenza, la freschezza delle idee, la situazione geopolitica intrigante, le sequenze tecniche descritte in modo magistrale dei romanzi quasi vent’anni prima. Il mondo era cambiato, e lui cercava ancora di far muovere il gigante America, contro la nazione cattiva di turno. Nel mentre i suoi lettori si erano evoluti, preferendo i nuovi autori che si erano formati nello stesso genere.
Però stiamo parlando di un uomo, che non ha mai fatto il servizio militare, e che ha visto il suo primo manoscritto “The Hunt for the Red October”, rigettato dalle case editrici decine di volte. Ma non si è mai dato per vinto, ha continuato a vendere assicurazioni per la vita e per le case, finché un giorno ha fatto leggere il suo manoscritto ad un alto ufficiale della Marina Americana, che lo trovò subito strepitoso e lo aiutò di fatto a farlo pubblicare. Clancy, come ho accennato prima, è sempre stato il miglior “spot per il reclutamento” della Forze Armate USA. Molto curati, e per certi versi molto più interessanti di alcuni suoi romanzi, i suoi scritti monotematici su un’Arma degli Stati Uniti, oppure le biografie di alcuni generali. Clancy ha sempre dimostrato la capacità di saper unire conoscenze enciclopediche personali sui sistemi d’arma NATO con una buona capacità di saper avvicinare la persona giusta, nel Reparto militare giusto, per integrare le informazioni che gli servivano per un romanzo. In molti romanzi ha di fatto anticipato tecnologie militari che sarebbero entrate in servizio dopo qualche anno dalla pubblicazione del romanzo. Oggi sembra una cosa banale, ma negli anni ’90, senza Internet, era una cosa ardua da realizzare.
Stando a quanto hanno raccontato negli anni altri autori che hanno avuto l’onore di conoscerlo e frequentarlo, Tom Clancy era una persona molto intelligente, grande ricercatore, ma con un carattere alquanto difficile. I suoi agenti letterari facevano molta fatica ad andare d’accordo con lui, e si dice che fosse spesso rude e maleducato con i fan quando, molto controvoglia, era costretto a presentare un libro e fermarsi per gli autografi di rito.
Tom Clancy è morto nella sua Baltimora oggi, e con lui se ne va un pezzo della letteratura moderna che sicuramente sarà ricordata e studiata nei prossimi decenni.
Ha realizzato il grande sogno americano, partendo dal niente, e finendo per essere ricordato nella letteratura moderna. Ricco sfondato, che non guasta mai.
Il termine “Tom Clancy” è diventato un modo per indicare un genere letterario. “E’ un romanzo alla Tom Clancy”. E quando diventi un metro di paragone, un aggettivo, hai davvero fatto la Storia.
Goodbye Mr. Clancy, Thank You for inspiring me.
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