Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horacio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vice brigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte
Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore
Marco Beci
Stefano Rolla
Dieci anni dopo.
Una guerra ed un paese, l’Iraq, totalmente abbandonato dai media, che si trova oggi in condizioni di instabilità peggiori di quanto lo fosse nel 2003.
Una strage che ci ha fatto capire, per la "prima" volta nelle storia delle “Operazioni di Pace” che gli italiani sono stati visti come bersagli esattamente che tutte le altre truppe di altre nazionalità. Abbiamo perso quel giorno quello scudo stereotipato del “Italiani Brava Gente”, su cui si sono fin troppo appoggiati Alti Ufficiali per decenni. La Somalia evidentemente, dieci anni prima, non aveva insegnato un bel niente a nessuno, nella catena decisionale ad alto livello.
Dopo questo attentato tutto è cambiato.
La sensazione immediata, specie negli anni appena successivi a questa tragedia, è stata quella che i vari governi che si sono succeduti, abbiano voluto dimenticarsene. Tanto per cambiare. Di Nasiriyya non si è mai voluto far capire bene agli italiani che cosa facevamo laggiù, così si sono scatenate le peggio ricostruzioni giornalistiche amatoriali. Che dopo dieci anni hanno perso totalmente forza, non perché siano state abilmente insabbiate, ma perché non valevano nulla fin dal principio, dato che erano basate sul nulla.
Ricordiamo l’eterna diatriba dei familiari dei militari caduti nell'esplosione? La vedova del militare, non sposati, che non poteva percepire la pensione? Oppure il fatto che non sia stata intitolata nessuna lapide commemorativa nei Palazzi del Quirinale a ricordo di questi militari. Tante vie, tante piazze e tanti piccoli monumenti sono stati dedicati a questi Caduti. Ma da Roma, nulla di ufficiale. Vogliamo ricordare i cori terribilmente ridicoli, quando non vergognosi, di qualche manifestante in Italia, che in occasione del corteo
sulla protesta sociale di turno, urlavano lo slogan “10,100, 1000 Nasiriyya!”. Mi chiedo, dopo tutti questi anni, questi ragazzotti che fine abbiano fatto. Se abbiano preso coscienza di quello che stavano urlando ed il motivo. Perché sul momento, quando gli si chiedeva esplicitamente il motivo di tale frase, ribattevano alle telecamere con idiozie incoerenti che andavano dal petrolio, alla violenza dei Carabinieri negli stadi, il G8 di Genova del 2001, ed il nuovo “neoimperialismo italiano”. Dove siete oggi? Non li fate più i cortei? Oggi servirebbero un sacco di bandiere della pace per l’Iraq (e non solo), che abbiamo lasciato, e che è messo malissimo. Dove siete?
Voglio ricordare quel giorno, il 12 Novembre 2003, con un gesto fatto da una persona comune. Alle 11 del mattino venne data la notizia sui media che una grossa esplosione era avvenuta presso la base del contingente italiano dei Carabinieri in Iraq. Verso le 14 si ebbero già le prime notizie sulla portata del numero di vittime. Alle 15 vidi una signora anziana portare un mazzo di fiori davanti al cancello della Stazione dei Carabinieri della frazione di Parma dove abitavo allora. Uscì subito un Brigadiere che prese il mazzo di fiori e ringraziò la signora. Due ore dopo il cancelletto di ingresso era ricoperto da mazzi di fiori. Il giorno dopo misero un piantone in uniforme a sorvegliare, raccogliere e disporre ordinatamente la moltitudine di mazzi di fiori sul muretto della caserma che la gente portava incessantemente. Quei mazzi di fiori riposarono sul muretto per una settimana, sovrastati da una bandiera italiana a mezz’asta.
Nessun commento:
Posta un commento