24.11.07
Si prosegue con le fasi finali del romanzo...
21.11.07
In inverno è facile perdersi a ricordarsi delle ferie estive. Non sono un tizio che fa molte ferie, per tanti motivi. Innanzitutto un maledetto lavoro che da pochissimo tempo da dedicare a certe "attività", e poi perchè sono tendenzialmente "risparmioso".
Certo, un po' di Italia e di mondo me lo sono girato, ma ammetto che potevo fare di più. Prevedo in futuro, appena mi rendo conto di non essere indispensabile al mondo intero, di farmi qualche soggiorno all'estero e di finire di girare la mia stupenda Italia.
Devo amemttere, però, che in Agosto, quando l'Italia si ferma (o quasi... stiamo diventando come gli altri paesi... si lavora sempre e comunque), mi concedo una settimana nel mio amato Trentino. Ecco qui una rarissima foto di me ed Ilaria, la mia compagna di vita, su una cima della Val di Fassa. Rarissima nel senso che Ilaria sta sorridendo, cosa molto rara che succeda in una foto... :-D
Più salgo più valgo!
(Foto di Paolo Rabaglia)
Come mi vengono in mente le idee?
Sono flash, lampi d’immagini, suoni, rumori o discorsi.
Sono idee per il lavoro, sono idee per un nuovo romanzo, oppure per altre iniziative, che durano lo spazio di un centesimo di secondo nella mia testa.
Qualcuno (non ricordo chi) aveva detto che le idee sono nell’aria, ci circondano, ci sfiorano. Dobbiamo solamente metterci sulla loro “lunghezza d’onda” e quindi acquisirle.
Quest’immagine, per quanto molto evocativa, non rispecchia assolutamente il mio processo di creazione delle idee.
La mia mente, in background, a livello inconscio, perennemente processa informazioni che ho acquisito. Così, mentre magari sto combattendo per sistemare un problema di lavoro, mi appare un’idea da applicare in qualche altro mo progetto che ho in corso, oppure di un nuovo progetto.
Le idee non le cerco attivamente: vengono fabbricate nella mia testa, e vengono riproposte ad un “livello superiore”, solo quando sono comprensibili.
Così, praticamente, passo 24 ore al giorno a pensare a cose che hanno un’attinenza con quello che sto facendo prossima allo zero.
Nonostante tutto, non sono considerato (e non mi considero assolutamente) uno con “la testa fra le nuvole”. Quella è gente semplicemente svogliata, non intellettuali attivi.
Infatti, nonostante la mia fervida attività intellettuale, sono una persona molto pragmatica.
Ovviamente, quando devo raffinare un’idea, devo staccare la spina e dedicare il mio cervello ad essa per qualche tempo.
1.11.07
La correzione prosegue...
Correggere le bozze del proprio romanzo a schermo è un conto, correggerle leggendo lo scritto su un foglio A4 di stampante è un altro e correggere con il "tridimensionale" stampato a libro e tutt'altro ancora.
Nella correzione a schermo, praticamente tutti gli errori non individuati dal correttore grammaticale di Word passano via inosservati. Sostanzialmente correggere un capitolo di un romanzo a schermo, cercando di individuare problemi di forma, grammatica, battitura è praticamente impossibile.
Quando stampiamo su carta in formato A4, ecco che iniziano a balzare all'occhio i vari errorini.
E le pagine si ricoprono di note rosse a lato, di tratti d'evidenziatore e scarabocchi a matita. Ed il "problema", successivamente, è quello di andare a correggere il file sul word processor.
Finita questa fase, che nel mio caso specifico ha preso due annetti buoni (poi un giorno spiegherò effettivamente quanto tempo ho impiegato a realizzare il mio primo romanzo).
Due settimane fa mi è arrivata la versione stampata e rilegata del mio libro, giusto per verificare l'impaginazione e darci un'ennesima letta definitiva.
Inutile dire che anche queste pagine si stanno riempiendo di segnacci di matita.
E' "incredibile" di quanti erroretti mi siano sfuggiti tra varie riletture, anche effetuate da altre persone a cui ho sopposto le bozze per correggerle.
Però, sfogliando le pagine nella loro versione "definitiva" a livello di formato, il mio occhio è molto più attento ed indagatore nel trovare gli errori.
Ma sono più che certo che i lettori, una volta che verrà pubblicato, ne troveranno altri.
A tutt'oggi, io, ne trovo in romanzi piuttosto famosi di case editrici prestigiose.
Piccole cose, qualche accento che manca o errori banali di battitura, ma roba del tipo di cinque errori su un intero romanzo.
Anche se ricordo ancora con "orrore divertito" il campo di battaglia della prima edizione di 2010 Odissea Due della Rizzoli, che era vergognosamente pieno di errori grossolani di battitura e pure grammaticali. Ma parliamo di 20 anni fa ormai, e allora l'editoria era ancora più "avventuriera ed improvvisata" di quanto non la sia ora. Oppure vogliamo ricordare la prima scandalosa uscita di Neuromancer della Editrice Nord? Un parco di divertimenti di improbabilissime traduzioni dall'inglese mista ad errori di battitura formidabili.
Certo, William Gibson dev'essere stato un osso duro da tradurre al tempo, quando il Cyberpunk era in Italia un'assoluta novità... Però penso che abbiano smesso da allora di dare la traduzione dei romanzi stranieri a laureandi in lingue straniere che non avevano nessuna specializzazione nel settore specifico del romanzo.
Ma torniamo al mio umilissimo romanzo.
Più lo leggo per correggerlo, e più vorrei riscriverlo, alla luce delle nuove informazioni che ho raccolto nel tempo, esperienze, e modo di pensare.
Conosco gente che lo fa, da anni. Ha scritto dei tomi chilometrici, e difficilmente le loro opere vedranno la luce.
Forse nel loro caso è più una questione terapautica la scrittura, che altro.
Nel mio invece... Beh, poi magari un giorno dirò perchè ho deciso di scrivere un romanzo... ;-)
Così, eccomi rileggere il mio "libro" in qualsiasi momento libero della giornata con la matita in mano.
Entro la fine di questo mese devo preparare un file con le correzione finali prima di mandare in stampa...
Il compleanno arriva per tutti
oggi è il mio compleanno.
Data che ho smesso d'apprezzare da circa vent'anni abbondanti.
Non certo per question degli "anni che passano". Quelli, sinceramente, non danno fastidio, al momento.
Mi sento in quella fase in cui gli ultimi dieci anni, fisicamente parlando, non sono mai trascorsi (e mi ritengo estremamente fortunato da questo punto di vista).
E quando il fisico no ha problemi, gli anni non sembrano passare mai.
per quanto riguarda il festeggiare... provengo da una famiglia estremamente arida da questo punto di vista.
Ho ricordi abbastanza noiosi di cene di Natale e pranzi di Pasqua, vissuti più come obblighi che come vera ricorrenza su cui riflettere.
Sicuramente questo atteggiamento familiare ha conttribuito a plasmare il mio carattere abbastanza freddo nei confronti delle feste comandate in generale, ricorrenze, frequentazioni di parenti etc...etc...
Beh, penso che derivi tutto dalla pragmaticità distaccata di mio padre: "tanti problemi in meno".
Penso che sia più da festeggiare una bella giornata (in qualunque momento dell'anno essa accada), piuttosto che rendere per forza bella una giornata che è obbligatoria da festeggiare.
Vabè, sotto a finire questo sito...